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Primi in solitudine
Leggetelo adesso, che la macchina del marketing si è un po’ affievolita, che i premi sono già stati dati, che l’autore Paolo Giordano ha già una voce su Wikipedia quasi più dettagliata di Ivan Turgenev, quello di “Padri e figli”, un libro che ha segnato un solco nella storia della letteratura, mentre Giordano continua a scrivere racconti su “Oggi”.
Leggetelo adesso, adesso che potete apprezzare meglio lo stile asciutto di questo scrittore che comunque a soli 26 anni costruisce una storia che vi resterà attaccata per qualche giorno e che è capace di farvi sentire la sorda disperazione dei due protagonisti anche con il libro chiuso sul comodino.
La storia la conoscete. Due numeri primi, due bambini infelici, due adolescenti soli, due adulti fragili.
Alice è costretta a realizzare i desideri del padre, che come molti genitori si aspettano che i loro figli siano campioni di qualcosa. Lui la vuole promessa dello sci agonistico, lei trasforma l’insicurezza in incontinenza sulle piste. Finché una mattina tra tante decide di perdersi e di lasciarsi andare lungo una discesa coperta di nebbia. Cade finalmente, in maniera rovinosa, e rimane zoppa, con una vistosa cicatrice. Sarà la sua salvezza e la sua vendetta nei confronti del padre. Ma non servirà a salvarla da se stessa.
Mattia ha una sorellina gemella disabile, messa incautamente dai genitori che non vogliono accettare la diversità della figlia nella sua stessa classe elementare. Quale emozione più delicata da gestire per un bambino di otto anni? Quale peso sulle sue spalle? Ed per questo che, invitato ad una festicciola di compagni, lascia la sorellina ad attenderlo su una panchina del parco, da sola, vicino a un laghetto. Quando tornerà a tarda sera a riprenderla, Michela è sparita e con essa una parte di Mattia.
Forse il romanzo è già tutto qui, forse il resto della storia dei due protagonisti può dirsi scontato o prevedibile, a volte scritto non poi così bene. E’ un libro fatto di nuove ricadute, e di impressionanti silenzi.
Però vi troverete a sfogliare le pagine con curiosità, sperando dentro voi stessi che almeno l’unione di due solitudini così assolute salverà entrambi. Invece il finale è un po’ come la vita, a volte adorabile, a volte crudele, a volte semplicemente reale.