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L'oca e la bambina
E' un romanzo ben lungi dall'essere perfetto, non privo di incongruenze e con qualche deriva sentimentalistica, dalla prosa delicata, passabile ma non certo eccelsa, eppure l'empatia verso i personaggi - verso Signorina soprattutto, la protagonista - è immediata, mentre le pagine scorrono veloci e centrano in pieno l'obiettivo: il cuore del lettore.
Lo scrittore, una volta imbastita la trama iniziale, preme i tasti giusti lasciando di volta in volta impressi in chi legge gioie, dolori, immagini tenere e nostalgiche: i ricordi graffianti di chi, nella narrazione, quelle scene le vive in prima persona.
E poco importa se un lieto fine potrebbe andare un po' a discapito della verosimiglianza, è a quello che nei momenti più tragici si anela, invocando il miracolo, implorando mentalmente la pietà di chi scrive nei confronti delle sue “creature”.
C'è rinuncia e abnegazione, nel libro, affetto incondizionato e ricambiato adeguatamente solo da un animale, un'oca dal verso sgraziato compagna di giochi, confidente e consigliera, che dopo la sua morte diventa quasi, nell'immaginario di Signorina, uno spirito guida.
I toni apparentemente leggeri raccontano una verità amara e paradossale, fulcro dell'intera narrazione: la felicità non passa mai indenne attraverso l'amore.