Dettagli Recensione
Fiume terra, fiume cielo
Romanzo bipartito con netta preponderanza attribuita alla prima parte”Di qua dalle mura” e un ruolo catartico e risolutivo alla seconda “Di là dalle mura”. Un unico elemento di congiunzione : il fiume, dapprima associato alla terra, poi al cielo. Il fiume: elemento naturale teso allo scorrere, al non ritorno, destinato ad una foce, giunto da una sorgente. Anche Lulù , giovane laureata in agraria, fortemente ancorata alla sua terra, nutrita dalla speranza che essa possa essere salvifica, ha un luogo aspro nel quale è nata, giunge dolorosamente a percorrere il letto della sua vita, partendo torrente irrequieto, irrisolto, e scavandola, la terra, per trovare la sua foce.
Questa è la storia di Lulù, ripercorsa con l’alternarsi della narrazione e delle lettere che Giosuè, il padre, le scrive, da quando lei è partita e lo ha abbandonato, là sull’appennino, perso nel suo sogno utopico di poter fondare una città ideale, avvilito e profondamente deluso dalla corruzione politica e dall’agonia del partito socialista. Lui, solo, ha plasmato la sua Lulù, ha scelto per lei imponendole studi in agraria dopo averla allevata in solitudine all’amore per la terra, ancestrale, atavico. Nora, la moglie, non può, depressa dapprima poi persa nel buio della mente: non è mai stata moglie, non è mai stata mamma. A suo modo, oltre le lacerazioni inferte alla figlia per gli abbracci mancati, per le stranezze comportamentali, per il suo grande abbandono in presenza, anche lei ha trasferito qualcosa alla ragazza.
“Se mi tornassi questa sera accanto” riprende un verso di Alfonso Gatto, tutto lo scritto in realtà è puntellato di citazioni, abilmente mimetizzato in un pensiero creativo che da esse ha tratto origine, si tratta per lo più di versi e una nota finale dell’autrice riporta alle fonti. La scrittura è di certo interessante e il contenuto originale, la Pellegrino è una storica dedita all’”abbandonologia”, scienza poetica alla quale la stessa aveva già dedicato il suo romanzo d’esordio “Cade la terra”. Potrei dire che la sua scrittura esercita il fascino dei luoghi abbandonati a cui manca però quell’afflato vitale che si può cercare di costruire ma che non arriva diretto al cuore. Bella storia, interessante triade di personaggi, aridità emotiva.