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Un giro di giostra
Con una prosa coraggiosa che reitera frasi in maniera ossessiva e che si nutre di un vivace alternarsi di voci verbali ai limiti della consecutio, Buzzati stupisce. Stupisce nello stile, lui che nei suoi racconti aveva prediletto il linguaggio semplice e comune, la prosa lineare e limpida dove l’assurdo regnava incontrastato. Stupisce inoltre nel contenuto: un amore maschio per una giovane ragazza che si prostituisce, la rappresentazione della psiche maschile. L’uomo in questione è un affermato professionista ma nella vita privata è limitato nel rapporto con le donne, è insicuro, inefficace. A corollario della sua affermazione professionale una Milano rampante, frenetica, operosa e grigia come non mai. Una città capace di schiacciare l’individuo, un agglomerato di palazzi perso nella collettività affannata a produrre, a fare e non a vivere. Leida allora diventa per lui la vita: se ne innamora subito e la cerca e la vuole ripetutamente. La paga: lui il borghese agiato, lei la ragazzina che ambisce a mutare il suo status sociale.
Il denaro paga, il denaro garantisce la via di fuga qui rappresentata da una casa chiusa e dall’antico mestiere dei quali, attraverso Dorigo, il protagonista, si tesse l’elogio: l’unica bolla di libertà in un mondo rigidamente regolamentato. Il paradosso e l’assurdo, cui Buzzati non poteva rinunciare, scaturiscono dallo scontro dei mondi, quello borghese e quello delle meretrici, entrambi retti dal denaro, nel quale si intrufola il sentimento, l’amore. L’opera insegue faticosamente per quasi due anni l’evolversi dei rapporti tra Dorigo e Leida, il lettore teso a cercare una possibilità di realizzazione del legame, si assiste invece all’annientamento totale dell’individuo, ora in balia della forza cieca, ingenua, ossessiva alimentata dall’amore. Si giunge poi, d’un fiato, al finale bellissimo, struggente, inquietante come nel migliore Buzzati e il lettore si riappacifica con l’autore , lo ritrova, gli perdona l’avventura erotica nella quale ritrova infine la dimensione surreale e inquietante dell’esistenza che un amore aveva momentaneamente adombrato.
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