Dettagli Recensione
Memoir
“ Mi sono sempre piaciuti i cimiteri ma da quando è morta la mamma ancora di più. Al Cimitero Monumentale di Milano, fresca di lutto, mi hanno colpito due lapidi. Una diceva “ Non vi lascerò orfani” dal Vangelo di Giovanni, l’altra diceva “ Sublime nel dolore”. Era un po’ come mi sentivo io, da quando era morta la mamma”. Sono le parole usate dall’autrice per presentare questo libro, il primo da lei scritto, che partendo dalla morte dell’adorata madre, attraverso l’esperienza dell’amarezza del dolore, racconta di questo rapporto simbiotico e conflittuale, senza nulla nascondere, in un crescendo di onestà e di sincera e intima analisi dei propri sentimenti. Partendo da questa morte, da questo strappo che tutti subiamo quando viene a mancare la persona che ci ha messo al mondo, la prima con cui ci relazioniamo al di fuori di noi, l’autrice, al seguito di un flusso di ricordi che come un’ondata di piena si riversano nella sua mente e nel suo cuore, riesce a tracciare un grande affresco di vita, non solo della madre, una donna straordinaria e piena di pregi e di difetti come la maggior parte delle nostre madri, ma di un’intera famiglia, addirittura di un’epoca. Lo sfondo delle sue memorie è la città di Ferrara con le sue campagne verdi, le sue nebbie, i paesetti limitrofi e tutta una serie di personaggi imperdibili, figure che tutti noi abbiamo incontrato nella nostra vita, almeno una volta. E la sua storia, anche se è una storia privata, intimamente legata alla sua famiglia e ai suoi parenti più stretti, evoca in chi legge un confronto con il proprio passato, con la propria infanzia, con chi abbiamo tanto amato e abbiamo inesorabilmente perduto. Questa madre ansiosa e spesso ossessiva, sempre indaffarata in mille faccende domestiche che porta però a termine in modo egregio quasi senza guardare, come il suo famoso arrosto; questa madre che con insistenza anche ai figli adulti chiede una telefonata ad ogni spostamento per placare le sue angosce e le sue visioni pessimistiche, è posta nella centralità di un nucleo familiare e lo influenza, perché ogni vita incide tutte le altre vite a lei legate, a lei vicine. Nel racconto di una morte è quindi racchiuso il contenuto di un’intera esistenza perché la morte non è altro che una vita che ci abbandona lasciando dentro di noi un vuoto infinito che però possiamo colmare con un grande carico di ricordi e di amore. L’amore che ci è stato dato, giusto o sbagliato che sia stato, è un importante dono da ricevere, da far proprio, da offrire perché la sofferenza generata dalla sua assenza provoca una solitudine interiore che raramente può essere superata. E le parole di questo amore, racchiuse nel lessico familiare proprio del vissuto di ognuno, ricostruendo la memoria del nostro passato e consentendo il recupero delle nostre radici, ci concedono di riflettere e di capire le vere priorità e il vero disegno dell’esistenza. Daria Bignardi nel regalarci questa intima memoria, piena di nostalgia, commozione ed ironia, di ricordi dolci e agri, di felicità antiche e di dolori sublimati, ci consente di capire come ogni famiglia abbia la potenzialità di racchiudere in sé le radici di una grande ed emozionante storia.