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“La vita non assomiglia affatto agli scacchi”
“La vita non assomiglia affatto agli scacchi [......] . La vita è come il poker o la briscola: il giocatore può essere un campione, può essere un brocco, ma vincere o perdere dipende anzitutto dalle carte che hai in mano.” Questa è solo una delle molte significative riflessioni in cui si imbatte il lettore dell’ultimo romanzo di Raul Montanari, “Sempre più vicino”. Si, perché qui siamo di fronte a un’opera che, al di là della trama piacevolissima e ben costruita, al di là di una prosa impeccabile e una vena umoristica non trascurabile, apre un dibattito ampio, tanto ampio quanto doloroso.
Protagonista del racconto è Valerio, un giovane laureato in procinto di conseguire una seconda laurea, desideroso di costruirsi una vita autonoma e economicamente indipendente, anche per segnare le distanze da un padre grossolano ed egoista che lo aveva allevato senza particolari tenerezze dopo l’abbandono di una madre egocentrica e superficiale. Valerio non è il solo giovane intorno al quale si dipana la storia: accanto a lui troviamo Simon, l’amico storico, l’amico di sempre, aspirante scrittore, ed Elena e Viola. Ognuno di loro rappresenta, in modo diversificato, la difficoltà di essere giovani nel mondo contemporaneo. Ed è infatti questo il punto centrale del romanzo. Siamo di fronte a una generazione a cui è stata tolta la speranza di un futuro, a cui è negato coltivare un sogno. Ciò perché l’eredità ricevuta dai più vecchi non ha saputo fornire le basi per un avvenire stabile e economicamente sicuro. E qui si imporrebbero considerazioni di carattere politico, sociale e culturale di non poco interesse. Lo scetticismo del personaggio Valerio nei confronti degli studi che si accinge a completare è, per esempio, sicuramente indice di quella sfiducia ormai diffusa tra i giovani nell’utilità dell’istruzione, con grave danno per la società nel suo insieme.
È con grande abilità che Montanari costruisce intorno a questo tema centrale una storia dai risvolti noir, che avvince e diverte, che consente al lettore di “vedere” al di là della lettura. E infine, nella migliore tradizione del romanzo picaresco, perché in definitiva la storia di Valerio altro non è che la storia di una crescita e, in quanto tale, una crescita dolorosa, ogni capitolo è preceduto da un sommario degli eventi che seguiranno. Proprio come, uno tra tanti, nel Tom Jones di Henry Fielding,