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I volti dell'infelicità
E' la provincia di Taranto la culla da cui trae fonte di ispirazione il romanzo di Desiati già trasposto in pellicola cinematografica.
Taranto con le sue ciminiere e l'aria satura di veleni, le terre circostanti madide di scorie depositate dall'aria densa, eppure il mostro siderurgico è dispensatore di pane sulle tavole di tante famiglie.
Non solo la città ma anche la provincia vive di riflesso e ruota attorno alle possibilità di lavoro offerte dalla città grigia e maleodorante.
Siamo negli anni Ottanta, i ragazzini giocano a pallone coltivando il sogno di diventare grandi campioni e poter lasciare quei campetti sterrati di paese, evitando un futuro tra le braccia del siderurgico come i padri, gli zii ed i cugini.
I giovani vivono di sogni e di espedienti, la vita spensierata di bambini finisce presto e lascia il posto ad una crescita accelerata verso un mondo difficile, tra illeciti e speranze.
Un paese che sembra dare i natali ad infelici predestinati, siano essi uomini o donne.
Una rappresentazione forte e incisiva, che non fa sconti e non tinge le pagine di futilità, la penna di Desiati sa scrivere e sa raccontare, con tratti lirici degni di nota.
Le immagini talora appaiono crude e senza veli, ma non si avverte mai il desiderio di stimolare pena in colui che legge o di fare sensazionalismo spicciolo.
La narrazione appare sincera e palpitante, frutto di eventi vissuti da vicino e conosciuti, soprattutto denota piena coscienza del substrato culturale e sociale di cui si scrive.
Una storia la cui veracità si mescola ad un sentimento più elevato, per parlare di rapporti umani e delle strade offerte dalla vita.
Una storia che immortala volti sopraffatti dal destino, dalla fatica, dalla colpa.
Una fetta di Italia che dalle pagine della cronaca giornalistica conosciamo ma di cui è interessante leggerne la visione narrata dall'autore, lasciandosi trasportare all'interno delle storie dei suoi bambini cresciuti in fretta, delle sue spose infelici e dei suoi uomini insoddisfatti.