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Juden sind dappertutto unerwünscht
Tutto inizia con un ricordo e da lì si ritorna al passato, un passato di cui la memoria serba ancora molto. In queste giornate dedicate alla Memoria ho deciso di accostarmi a una lettura che ne fosse sia rappresentativa ma anche differente dalle altre. Questo romanzo ha reso il servigio per cui l’avevo scelto.
Siamo a Ferrara e il nostro protagonista nonché io narrante, racconta la sua giovinezza e come la sua vita sia cambiata nel momento in cui essere un ebreo, è diventato qualcosa di scomodo, d’indesiderabile.
Quando le leggi razziali incominciano a far “cambiare” stile di vita agli ebrei, un gruppo di ragazzi si ritrova nel giardino della villa Finzi-Contini, lì dove i cambiamenti non sembrano arrivare e fra una partita di tennis e l’altra sono molti gli argomenti su cui si discute e diverse le opinioni in merito.
Bassani in quel giardino racchiude un gruppo eterogeneo; c’è chi vive non pensando a quello che succede intorno, chi pensa che i comunisti siano i migliori, chi pur essendo ebreo si è iscritto al partito. Ma con il passare del tempo tutti più o meno sono consapevoli che quella è l’ultima stagione che potranno passare così e il tempo purtroppo gli darà ragione.
Già dalle prime pagine sappiamo l’epilogo della storia ma questo “memoriale” rimane comunque davvero toccante. In Alberto all’inizio avevo trovato un degno protagonista per gli indifferenti di Moravia “Infatti riapparve subito, e adesso, seduto davanti a me, nella poltrona da cui lo avevo veduto ritrarsi su poco prima con una lievissima ostentazione di fatica, forse di noia, mi considerava con la strana espressione di simpatia distaccata, oggettiva, che in lui, lo sapevo, era il segno del massimo interesse per gli altri del quale fosse capace”, per poi ricredermene dopo poco.
Bassani tocca argomenti importanti, si passa dalla letteratura all’amore, dall’essere rispettabili a diventare indesiderabili, dalla speranza che Mussolini non sia come Hitler. Il suo libro è una perla rara; delicato, puro e non violento ma chiaro e diretto. Uno stile, il suo, aulico ma al tempo stesso semplice. Anche con delicatezza il messaggio arriva e anche molto chiaro.
Vi lascio con questa frase:
“Dunque, come dicevo, quella mattina mi era venuta la bella idea di passarla in biblioteca. Senonché avevo avuto appena il tempo di sedermi a un tavolo della sala di consultazione e di tirar fuori quanto mi occorreva, che uno degli inservienti, tale Poledrelli, un tipo sui sessant’anni, grosso, gioviale, celebre mangiatore di pastasciutta e incapace di mettere insieme due parole che non fossero in dialetto, mi si era avvicinato per intimarmi d’andarmene, e subito”.
Buona lettura!
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Federica
Fede
Federica
Fede
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Anch'io amo molto questo libro. Addirittura, a Ferrara, ho cercato di individuare il luogo che ha ispirato il "giardino", il parco di casa Finzi Contini (e sono quasi convinto di averlo trovato).
Ti segnalo, su Bassani, un recentissimo libro scritto dalla figlia Paola : "Se avessi una piccola casa mia".