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Il campioncino maledetto
Quella di Giancà non è solo una passione, una fede, è anche un sogno, un obiettivo. Quel pallone con cui ha condiviso gioie e dolori è il suo compagno di vita, colui che segnerà il suo destino e che lo accompagnerà negli anni a venire. Perché il bomber di cui Enzo Susini ci narra oltre che ad essere un devotissimo tifoso viola, quei verdi prati li corre anche, con la grinta e la volontà di chi quella maglia non vuole più soltanto tifarla, ma anche indossarla. Ed è sulle note del Liga che il “campioncino maledetto” percorre la sua strada, tra errori e crescite, tra successi e sconfitte, ma sempre e comunque accompagnato e sostenuto da quegli amici veri che con lui hanno condiviso trasferte, amori, e gol dell’ultimo minuto. Poco importa se l’avventura ha inizio nel B, nel Ravenna, l’obiettivo è sempre li, davanti a lui, immancabile ed implacabile, persino quando le – meritate – risciacquate del Mister incombono per quella succulenta mela di Adamo a cui proprio è impossibile resistere…
E se all’inizio dell’opera egli è un giovane calciatore impulsivo, irascibile ed anche un po’ immaturo, con il proseguo della stessa osserviamo la sua crescita, lo riscopriamo uomo. Abbandoniamo infatti la figura del sognatore per abbracciare quella di una persona che non vuol buttare via tutto quello per cui ha investito e lavorato (« [..] devo solo continuare a dimostrare che valgo e che voglio davvero quella maglia» p. 51), conosciamo il vero Giancarlo, colui che non si sottrae al richiamo della “grande occasione” riuscendo a rendere – oltretutto – il suo esordio indimenticabile storia.
Incentrato negli anni d’oro del calcio italiano, anni in cui questo era ancora sport, competizione, anni in cui il mercato e il Dio denaro non avevano ancora fatto ingresso negli spogliatoi e negli stadi tanto che la partite che si disputavano in quegli attesissimi rendez-vous domenicali erano puri e genuini incontri dove all’ultimo colpo di tacco il match veniva conteso, “Sogni di Tricolor” è un elaborato stilisticamente forse ancora un po’ acerbo ma contenutivamente ricco. Susini riesce, infatti, in quello che è il compito più arduo per uno scrittore: trasmettere l’emozione, la passione, coinvolgere. Infausta impresa, questa, soprattutto quando il tema principale di un elaborato altro non è che un mondo complesso – e per taluni sconosciuto – quale quello del calcio è. Ecco quindi perché il testo si rivela essere adatto ed apprezzabile per tutti e da tutti, tanto dagli amanti di questo sport tanto da chi è estraneo a questo mondo.
In conclusione, esattamente come Giancà, ottimo è l’esordio di Susini che si, con questo suo primo romanzo, ha superato la prova a pieni voti. Non resta altro che chiederci:”A quando la prossima pubblicazione, Enzo?”
«[..] E poi dì soprattutto perché? […] Sul mio atteggiamento, sui miei errori ma anche sulle pugnalate ricevute, sulle delusioni delle persone vicine e su quel giorno di un aprile passato in cui comunque la mia strada ha trovato un dosso di quelli notevoli. Di quelli che non possono fermarti, che devi comunque superare, ma che renderanno il tuo cammino comunque “diverso”. In questi momenti di riflessione, colonna sonora e pensieri hanno un percorso noto che porta ad abbinare quel “ci dovrà essere un motivo o no?” proprio a quel dosso» p.46-47.