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Una specie di felicità
 
Una specie di felicità 2017-01-15 17:46:32 Lonely
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Lonely Opinione inserita da Lonely    15 Gennaio, 2017
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L'alba di un giorno nuovo

Giulio d'Aprile è un ex marito, un padre assente e uno psicoterapeuta insicuro.
E' un uomo che si lascia vivere ogni sorta di evento senza opporsi, senza prendere mai una decisione contro o a favore, nonostante non sia soddisfatto della sua vita.
"Si sentiva di nuovo infelice, adesso che era più calmo, gli sembrava di poter toccare ogni pezzetto di questa infelicità. Quando l’ansia ti mangia il cervello la vita ti sembra terribilmente complicata."

Ha un rapporto difficile con i propri figli, specialmente con la figlia adolescente, con la quale oltre a non avere un dialogo perchè non ha mai provato ad instaurarlo, non ha neanche coscienza dei suoi cambiamenti, nè li ritiene importanti. E questo finchè non viene messo davanti all'evidenza dei fatti, prima da sua madre, vedova energica e saggia, e poi dalle autorità scolastiche.
In quel preciso istante in cui si rende conto che la figlia sta cambiando, Giulio in parallelo, riapre e rimette in discussione tutta la sua vita.
"Ci sono sentimenti che la volontà prova a ricacciare in una stanza remota dell'anima e che però esistono, vivono, e talvolta si impadroniscono di uno spazio della coscienza. Cose di cui ci vergogniamo, attrazioni inconfessabili, invidia, livore, rabbia. Piccoli grumi che si sciolgono, fino a quando non decidiamo che bisogna guardarli, girargli intorno, perfino parlargli.»

Contemporaneamente l'incontro con una sconosciuta segna una sorta di passaggio tra la sua superficialità e una insperata maturità che gli rivela finalmente il suo scopo, scrollarsi di dosso questa infelicità.
"Lo baciò. Si baciarono sulla porta. Giulio sentì un calore improvviso che gli correva dall'inguine fino alla nuca. Poco dopo erano sul letto ancora sfatto dal mattino. Lei profumava di sapone di marsiglia, aveva il collo liscio e i seni, meravigliosi, accarezzati dalla penombra. Ancora una volta fu lei a muoversi, come un animale della notte, e lui entrò nuovamente in quella specie di trance, da cui non avrebbe più voluto svegliarsi. Per molto tempo si sarebbe chiesto perchè quella cosa somigliava così tanto alla felicità. E perchè non aveva domande e non cercava risposte, dentro quei momenti in cui tutto il resto è un'immagine stinta."

Una volta aver preso coscienza di questo comprende anche le scelte «discutibili» di suo padre,
che in una lettera, ricevuta dopo la sua morte, gli spiega fondamentalmente proprio questo, che li aveva abbandonati, per inseguire il suo sogno di essere felice.
«Affacciato al balcone della sua stanza, pensò che alla fine ogni cosa è necessaria, per dare una forma alle cose. E magari quando succede ti sembra che sia tutto sbagliato, che non ci sia un senso. Ma forse c’è. Quella notte lui era scappato. Da una realtà perfetta e fragile, e aveva cominciato a crearne una nuova, imperfetta, ma ugualmente fragile. Quindi la forma delle cose non la capisci mai.
C’erano voluti tanti anni per capire che certe cazzate poteva evitarle, ma che magari era giusto così. Ognuno di noi ha il diritto di cercare la felicità, passando attraverso un terreno minato di piccole e grandi infelicità. Lui ancora ci camminava, in quel terreno. Dicono che prima o poi si arriva.»

Il suo lavoro gli viene d'aiuto, ed è fondamentale, perchè deve occuparsi di un paziente particolare, il suo ex Professore dell'università, rinchiuso di sua volontà in un istituto e allontanatosi dalla vita quotidiana, per un vecchio trauma, che è il filo di suspence, se la vogliamo chiamare così, che lega il libro dall'inizio alla fine.
Il rapporto che si viene instaurando tra Giulio e il Professore non è proprio il tipico rapporto di analista e paziente, bensì, giorno dopo giorno, risulta essere un dialogo a due sulla vita, che dà luogo a una serie di riflessioni, e che diventa anche un viaggio introspettivo per lo stesso lettore, un viaggio interrogativo sulla vita e la morte, sulle nostre scelte, i nostri comportamenti, e le decisioni che prendiamo.
Giulio tramite il Professore ritrova se stesso e riprende in mano la sua vita, e il Professore riesce ad aprirsi e svelando il trauma anche a se stesso, lo razionalizza e racconta la sua verità, tornando a vivere.

Il senso di tutto questo pensare lo troviamo solo alla fine. Spesso cerchiamo di dare una spiegazione alle nostre azioni e cerchiamo a tutti i costi di trovare una soluzione e invece è tutto più semplice di così, dobbiamo solo accettare il fatto che non per tutto esiste una soluzione, e che spesso non è nostra la colpa.
"Quando non riusciamo a capire che cosa causi certi comportamenti o problemi, tendiamo sempre di attribuire il fenomeno all'inconscio. Ed è un po' come se ci trovassimo in una stanza e avessimo perso un oggetto. Siamo convinti di poterlo trovare soltanto in quella stanza. Fissiamo dall'inizio dei parametri che ci condizionano. [...] Quindi continuiamo a cercarlo senza trovarlo, pensando che sia nascosto da qualche parte in quella stanza. [...] E invece, forse, è fuori, da quella stanza. E' altrove."

Il romanzo può risultare lento a tratti, ma in realtà va letto lentamente, interrogandosi se possibile insieme al protagonista, se è davvero quella che stiamo seguendo la strada per la felicità. Tenendo presente che la felicità in fondo è davvero uno stato mentale, e che non va ricercata pedissequamente, ma che va scovata nelle piccole cose buone che ci capitano anche nella vita quotidiana, e scoprire infine che magari, la felicità è proprio aspettare l'alba di un giorno nuovo insieme alle persone che ami.

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