Dettagli Recensione
Le chiavi delle parole
Di questo romanzo mi ha colpito l'uso della lingua insolito e espressivo. L'idea che è la chiave di ogni parola, catturata dalla scrittura cinese in ideogrammi, è la cosa avvincente del romanzo tutto pieno di parole cinesi. Un esempio: la chiave della parola odio è la notte nel cuore.
In un certo senso un italiano si sente fuori della porta della piena comprensione delle parole e dell'esistenza a contatto con una lingua così bella, e soprattutto con una scrittura così ricca, misteriosa, eccessiva, sfuggente, mai del tutto interiorizzabile. Uno studente fatica a trovare le chiavi giuste e a capire l'idea che rende ogni parola magica e quasi un mondo a sè, certamente più espressiva di una semplice parola europea. La prima parte del romanzo è particolarmente bella. In un certo senso anche la storia mi è sembrata funzionale alla scrittura e alla parola e alla sua forma: la madre che non parla, i vestiti storpiati che assomigliano alle parole cinesi scritte male. La storia non mi pare molto importante. La cosa bella è il come, è l'espressione di un malessere interiore che forse è distanza dal senso vero delle cose (e quindi delle parole) che trova voce in una storia un po' storta e rappezzata come i vestiti cuciti male con pezzi di altri vestiti. La storia d'amore con il cinese sembrerebbe in grado di dare un po' di senso a tutte quelle parole e di raddrizzare le cose invece si storpia anche quella.Certo, la protagonista grazie a quel modo tutto originale di raccontare sembra al lettore capace di tutto e quindi anche di vivere una esperienza estrema, insensata, assurda. La storia secondo me è zoppicante e poco comprensibili sono i rapporti tra i personaggi, in primis tra i due fratelli. Lo sviluppo anziché spiegare rende il tutto più oscuro e incomprensibile. Il finale non apre spiragli ma sembra chiudere porte anche se potrebbe aprire spiragli. La storia non mi ha colpito, anzi.
Però devo dire che la scrittura mi ha affascinato.