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Il giorno del giudizio
 
Il giorno del giudizio 2017-01-08 17:41:37 Rollo Tommasi
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Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    08 Gennaio, 2017
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Dies irae

Sono tanti gli scrittori italiani che, attraverso la storia di un nucleo familiare, hanno raccontato un luogo ed un'epoca (spesso luoghi dimenticati ed epoche sepolte).
Salvatore Satta lo fa attraverso la famiglia Sanna Carboni... “la famiglia, questo mistero in cui la nostra persona si moltiplica, non vince, ma accresce la solitudine.”

Don Sebastiano è il notaio di Nuoro. Donna Vincenza è figlia di Monsù Vuglié, che arrivò nel nuorese da quel pezzo di Sardegna che fu il regno sabaudo. Insieme, tra la fine di un secolo (l'800) e l'inizio di quello successivo hanno costruito nel silenzio e nel lavoro una famiglia di ben nove persone.
Una famiglia di stampo patriarcale, rimarcato da quel “stai al mondo soltanto perché c'è posto” che sovente don Sebastiano rivolge alla moglie, nonostante ben sappia che l'esistenza conserva un ruolo per ciascuno.
Proprio come accade in paese, dove hanno il proprio posto il fedele fattore ziu Poddanzu, il maestro Manca, straordinariamente dotato ma fin troppo amante del vino, e persino Giggia, “puttana senza malizia”; e il proprio posto, quando lo si perde – come Pietro Catte, troppo sprovveduto per gestire l'eredità ricevuta –, si fa una brutta fine.
Il loro posto hanno le persone, il loro posto hanno le cose e le istituzioni, come la legge, la Chiesa, la carità di Dio, i patti tra gli uomini, in tempi in cui la parola ha la stessa forza della carta...

Nel 1979 – quattro anni dopo la morte del suo autore, eminente giurista di origine sarda e scrittore solo per passione – “Il giorno del giudizio” è svelato al mondo letterario. Opera destinata ad essere tradotta in numerose lingue e da alcuni ritenuto un capolavoro della letteratura non solo italiana (in questo senso la figura di Salvatore Satta ricorda quella di un altro celebre isolano, stavolta siciliano: quel Giuseppe Tomasi di Lampedusa che ha conquistato l'immortalità letteraria con una sola opera).
A “Il giorno del giudizio” aderisce perfettamente quella definizione di “romanzo corale”, di “affresco”, che vuole indicare opere di speciale respiro, in grado di fermare nella memoria collettiva un luogo ed un'epoca.
Qui, come detto, è la Nuoro di inizio '900, i rapporti umani che la animano e i rapporti dell'umanità narrata con alcuni eventi del periodo storico. Un racconto che diventa, poco a poco, quello di un'intera regione e del suo isolamento, ad un tempo cercato e subìto.

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Commenti

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siti
09 Gennaio, 2017
Ultimo aggiornamento:
09 Gennaio, 2017
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Ciao Rollo, felice intanto che tu l'abbia letto anche se dispiaciuta per la valutazione: sono tra quelle persone che reputano il testo un capolavoro. A prescindere da ciò, a mio avviso l'opera gode di un respiro universale che è quello dettato dalle riflessioni sulla condizione umana su cui si poggia lo scritto, ben vero è che l'ambientazione sarda e l'intrecciarsi della storia regionale con quella nazionale la fanno da padroni ma non sono identificativi.
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Rollo Tommasi
09 Gennaio, 2017
Ultimo aggiornamento:
09 Gennaio, 2017
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Ciao, Laura.
Avevo visto la tua recensione e l'avevo già votata. Con dispiacere, devo dirti che non ho avuto gran feeling con questo libro, nonostante abbia apprezzato molto un saggio giuridico scritto da Satta. La lettura non mi è risultata pienamente soddisfacente. Probabilmente non ho capito del tutto l'opera.
Ohhh che bello Rollo poter leggere di nuovo le tue recensioni... Semplicemente da leggere. Bravo!
In risposta ad un precedente commento
Rollo Tommasi
09 Gennaio, 2017
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Fin troppo gentile, Maria. In realtà su quest'ultimo libro sono stato poco ispirato, per i motivi che spiegavo a Laura. Come detto in precedenza, recensendo l'ultimo di Saviano, sarò sul sito per questo mese. Poi riprenderà per me un impegno molto serrato. Ma continuerò a seguirvi, come sempre. A presto.
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