Dettagli Recensione
Belve
Alëša è un killer della Fratellanza russa, un’organizzazione criminale.
È arrivato il momento di smettere, deporre le armi e ritirasi in un angolo di paradiso, circondato dalla natura, ove il rumore più forte è la neve che casca dagli alberi con un tonfo.
Alëša ama la letteratura, immergendosi fra le migliaia di pagine che divora si purifica. In quei momenti è un uomo qualunque, con un passato da ricordare e un futuro roseo che lo attende.
Le stragi, i cadaveri, le armi, la morte sono un fardello pesante da trascinare.
Non è cosi semplice smettere. Anche i criminali hanno un capo, e quello del protagonista è della peggior specie, il licenziamento non è previsto nel suo contratto.
Un’ultima missione, un barlume di speranza, un nuovo contatto di lavoro che potrebbe essere decisivo, un incontro importante con una donna ai suoi occhi straordinaria, una possibilità di scelta. Perché puoi scegliere se essere o meno una belva fino alla fine.
Un libro crudo, ricco di dettagli, con scene terrificanti, aneddoti raccapriccianti e qualche pensiero filosofico, profondo. Un libro che parla di corruzione, del male, della criminalità organizzata, delle debolezze umane.
Finale perfetto, titolo fuorviante (più da 007), ritmo lento ma trascinante, penna incisiva, narrazione in terza persona, secondo me piacevole.
Ho iniziato la lettura priva di pregiudizi non avendo letto Educazione Siberiana, l’altro noto libro dell’autore, né altre sue opere.
La pecca forse sta nella semplicità dell’atto finale che obiettivamente non sarebbe realizzabile nella realtà, un piano molto poco da stratega di guerra.
Concludendo, mi è piaciuto, non posso che consigliarlo, un buon modo di impiegare il tempo, ma attenzione: non adatto a soggetti impressionabili.
“Devi aver pazienza e ascoltare. Ci sono tanti modi di comprendere una storia. La cosa più importante sono i particolari, le circostanze. Le storie sono come le persone: non esistono da sole, sono tutte collegate tra loro e insieme formano la vita.”