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Ricerca di Isabel, ricerca di sè
Nella Giustificazione in forma di nota, Antonio Tabucchi consegna con chiarezza l’intenzione e il desiderio che hanno mosso la scrittura. Da lettrice convinta, perdono l’Autore per la vanità di volermi indicare la strada e gli occhi per leggere la storia surreale e lucidissima della sparizione di Isabel.
La giovane donna non si trova, arrestata e portata nella prigione di Caxias come prigioniera politica. Forse si è suicidata, ma negli archivi del comune non esiste un certificato di morte. Philip Marlow ripercorre i luoghi e interroga le persone che hanno attraversato, in modi diversi, la vita di Isabel.
Mi appassiono ad un’indagine femmina, dell’altra e di sé, alla ricerca senza pace del nucleo di verità che continua a rivelarsi e a svanire. Ogni conoscenza rimanda ad un’altra, in una catena che disegna una rete, una vita di presenze, ognuna, a suo modo, significativa. Isabel, detta Magda, l’antifascista, forse, aspettava un bambino.
Isabel è la parte che ogni persona nasconde dentro di sè come ombra, come suggestiva canzone, come luogo di rossi e di blu e di verdi. Isabel, come un mandala: segno, nota e colore di viaggi intrapresi per conoscere e per svelare.
Sempre, rimane il valore della ricerca come destino e salvezza di ogni esistenza umana.
“Aprì gli occhi. Il violinista stava in piedi davanti a me, sul giardino della stazione la luna era tramontata… È l’ora di rientrare, disse, la ricerca è finita. Si accoccolò sulle gambe e soffiò sulla sabbia. Il cerchio si annullò. Perché fa questo?, chiesi. Perché la ricerca è finita, e ci vuole il soffio del vento che riconduca il tutto al nulla sapienziale, disse lui…”p.117
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