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L'addio
Bellissimo questo romanzo di Tabucchi. Pieno di nostalgia, di malinconia, di tristezza, di intelligenza con una scrittura surreale e onirica che non racconta ma nasconde una storia come dietro una serie di veli per cui si intravede l'ombra di una storia senza distinguerne i protagonisti e gli eventi. La traccia raccontata cambia ogni volta leggermente, scorrono i protagonisti, si mescolano e si confondono. Non si capisce chi sia Tristano, se sia lo scrittore morente, se l'altro scrittore, arrivato al capezzale del morente sia reale o meno. Il testo è onirico, confuso, con la mutevolezza dei sogni e tutta la loro bellezza. Si capisce tra le righe che si racconta di un amore (anche dal nome del protagonista Tristano) e di un tradimento. Forse la storia è così confusa perchè anche chi la racconta non ha il coraggio di ricordarla senza cambiarla, senza sfuggire a se stesso e al suo ruolo in un gioco di specchi e di fughe in cui la morfina è complice e confessore al tempo stesso. Pure Dio in cielo si trasforma, viene sostituito da un altro dio: pippopippi, forse dio dei traditori e dei non pensatori. La vera libertà è non pensare, è essere pensati. La scrittura è bellissima.
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