Dettagli Recensione
Più per lettrici che per lettori
Dopo aver letto “Il rumore dei tuoi passi”, la diffidenza nei confronti di questa scrittrice era ai massimi livelli. La sapevo capace di raccontare storie tremende che più che scaldare il cuore, lo straziavano proprio. Quando mi è stato consigliato di leggere questo libro, pur scettica, non mi sono voluta tirare indietro e ho voluto dare una seconda possibilità a questa autrice.
Angelica è una ragazza di vent’anni con il corpo ed il viso completamente pieno di cicatrice (l’unica parte sana è la schiena), ma la parte più lesa di lei è all’interno di se, perché la persona che l’ha messa al mondo, sette anni prima, ha tentato di portarla con se nell’aldilà. Non ci è riuscita, ma quello che ha lasciato è una ragazza priva di amor proprio e sfiduciata verso il mondo. Chi poteva toccare quell’anima tormentata? Semplice, uno spirito libero che per ironia della sorte ha un problema di vista che lo porterà, un domani, a diventare cieco. Lui è Tommaso.
La D’Urbano scegli tematiche sempre molto forti, questa volta però mi ha toccato il cuore, coinvolgendomi e lasciandomi sperare (con lei il lieto fine non è così scontato). Angelica è un’anima fragile che piano piano si riaffaccia alla vita, non senza però ricadere più volte nel baratro. Il suo sviluppo da crisalide a farfalla non sarà così semplice e immediato.
Non è l’unica a cui verrà data un'altra possibilità, molti sono i personaggi secondari che si faranno strada all’interno della storia, che alla fine così secondari non saranno. Prima fra tutti Giulia.
“Non aspettare la notte” è un romanzo profondo, intenso e crea dipendenza. Una storia che forse vedrei meglio per un pubblico femminile. Non è un romanzo rosa, ma l’autrice ha quel modo di scrivere che sembra proprio indirizzato al gentil sesso. Le sue tematiche toccano corde molto sensibili, non lasciatevi influenzare dalla copertina, date una possibilità a questa storia, se la merita.
Non posso però non menzionare i vari errori grammaticali trovati durante la lettura e soprattutto avrei apprezzato qualche “sforbiciata” qua e la.
Vi lascio con questa frase:
“Non si può sostituire qualcosa di unico, non si può riempire un abisso che non vuole essere riempito, che sfugge, continua a spostarsi. Ci si può accontentare, ma certe cose ti mancheranno per sempre”.
Buona lettura!