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In tutto simile a un enorme batrace
Agostino è un affresco del passaggio dall’infanzia all’adolescenza ed è paradigma delle capacità analitiche di Alberto Moravia che, nella vicenda estiva del ragazzino di buona famiglia, rappresenta l’affiorare della sessualità, la scoperta dei rapporti sociali nel confronto con una banda di “popolani” e delle insidie nel rapporto con gli adulti.
Le abilità descrittive di Alberto Moravia si lasciano gustare anche nella descrizione dei luoghi (“In fondo alla strada, in un’aria tremolante e remota, il mare scintillava immobile. All’estremità opposta la pineta inclinava i rossi tronchi sotto le masse verdi e afose dei rotondi fogliami”).
La località nella quale Agostino soggiorna con la madre non viene mai nominata nel corso del romanzo. Vengono citati il bagno Speranza, lo stabilimento Vespucci, il Rio (“Apparve loro il fiumicello intero che, con un moto insensibile della compatta e scura acqua di canale, andava a sfociare poco più in giù, tra i sabbioni. A monte, il fiume si inoltrava tra due file di bassi e gonfi cespugli argentei che spandevano sull’acqua specchiante certe loro vaghe ombre…”). Ma il paesaggismo di Moravia identifica i luoghi (“La casa del Tortima sorgeva sulla darsena, al di là del ponte apribile di ferro che scavalcava il canale del porto”), interpretandoli…
Lo stesso dicasi per le capacità di scolpire le fisionomie con le parole (“Il Saro, così si chiamava il bagnino, aveva in ambo le mani non cinque ma sei dita che davano alle mani un aspetto enorme e numeroso e più che dita parevano tozzi tentacoli”).
La caratterizzazione è tangibile e visiva. E il personaggio è un animale esadattilo, anfibio, insidioso (“Gli sguardi che il Saro, accovacciato e immobile, in tutto simile a un enorme batrace abitatore del canneto, avventava su di lui tra gli occhi socchiusi”).
Bruno Elpis
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