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Il palo di supplizio di un innocente
La natura è il sesso che un artista del primo novecento ha rappresentato in un crocefisso nudo ne La natura esposta di Erri De Luca.
“Oggi la Chiesa vuole recuperare l’originale. Si tratta di rimuovere il panneggio”. Il delicato incarico (“Il condannato sta morendo, è agli spasimi che spesso culminano in un’erezione meccanica”) viene assegnato a un artista che ha un passato sulle montagne, ove ha aiutato i profughi a passare la frontiera.
Lo scultore si occupa del restauro immedesimandosi nel ruolo (“Informo il rabbino dell’intenzione di farmi circoncidere. Lo scopo è avvicinarmi”) e frequentando un operaio mussulmano che fornisce la materia prima per il restauro.
Nell’incontro umano tra le tre grandi religioni monoteiste (“Anche l’Islam ha usato atroci pali da supplizio. Parliamo di quanto male la specie umana ha inventato per se stessa. Nessun animale si avvicina al nostro peggio”), il protagonista vive l’esperienza artigianale alla ricerca di significati storici (“Perdonare loro. Queste parole innalzano la morte a sacrificio. Senza di loro la croce resta il palo di supplizio di un innocente”) e personali.
Ho trovato un po’ forzata la cornice della vicenda, che nel suo fulcro rimane interessante anche per il garbo con il quale Erri De Luca svolge il tema storico-religioso.
Bruno Elpis
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