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"...quelle stelle non erano le mie..."
Questo è un libro color seppia, e non solo per la copertina, è un libro che ha la consistenza delle fotografie ingiallite, che si sgretolano fra le mani...
C'è dentro il senso più intimo e profondo di "paese", quello in cui nasci e che t'ingabbia, ma anche quello che, se riesci ad andar via, è lì ad aspettarti e ti chiama, ti chiama, ti chiama...
Mentre leggi senti il sapore della terra cotta dal sole, l'odore dei falò che vivacizzavano i raccolti, che "portavano bene"...e la luce della luna, quella luna fonte di credenze e superstizioni.
Ma senti anche i crampi della miseria, quella rabbia di una vita senza sfogo che porta gli uomini a prendere a cinghiate mogli e figli...ad ammazzarli, ad ammazzarsi.
Il protagonista della nostra storia, Anguilla, nasce "bastardo", viene cresciuto da una famiglia che lo accoglie in cambio della "mesata", destinata a chi prendeva in casa i bambini dell'ospedale.
E lui era oroglioso di valere 5 lire.
Cresce con le sorellastre e, in seguito ad una grandinata distruttrice, va a lavorare alla Mora...
Poi ha dovuto scegliere se andare via e conoscere il mondo...o credere per sempre nella luna e nei falò.
A volte crescere vuol dire andarsene, e lui, figlio di nessuno, per trovare se stesso e una propria identità è andato via...prima Genova, poi addirittura l'America, la California...ma, ad un certo punto, si è reso conto che, nonostante il portafoglio gonfio, "quelle stelle non erano le sue"...ed è tornato.
Ma siamo all'indomani della Liberazione...e di quel che era stato, nel suo paese, è rimasto poco più di niente: Anguilla ritrova solo Nuto, il suo amico più "grande", il suo mentore, che si è fatto uomo, come lui del resto.
Conosce Cinto, un ragazzino zoppo che gli ricorda se stesso, la sua infanzia..che vive proprio nelle terre che sono state la sua casa.
E proprio quelle terre, piene di ricordi, saranno teatro del più grande dei falò...ma stavolta non si tratterà di un falò "che porta bene", questo porterà solo morte, la morte di tre persone disperate: la famiglia di Cinto.
E con un altro tragico falò si chiude il libro, un rogo che ha ridotto in cenere un'altra persona del passato di Anguilla...
Questo è stato l'ultimo libro scritto da Pavese, un libro amaro, sulla disillusione...
Anguilla, triste e amareggiato, parte...e di lui non sapremo mai più nulla.
Anche Pavese partirà, ma di lui sapremo con certezza che non tornerà mai più.
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È stato un libro davverto intenso, un tuffo in quel passato che ci appartiene...
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E' un libro assai suggestivo. Ottima l'associazione alle fotografie del 'tempo perduto' .