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Allora di vivere varrà sempre la pena
«Poi ha alzato lo sguardo in direzione della finestra, e ha cominciato a parlare di sogni senza smettere di solleticarmi il collo. Di sogni come la luna, alla cui luce è possibile mangiare, la sera. E di desideri, che un desiderio bisogna sempre averlo davanti agli occhi, come un asino una carota. Che se un desiderio, qualunque sia, lo si tiene in alto, a una spanna dalla fronte, allora di vivere varrà sempre la pena.»
“Storia vera di Enaiatollah Akbari”, cosí dice il sottotitolo di questo libro. “Storia vera” ho continuato a ripetermi mentalmente durante la lettura di quest’opera, per convincermi che le parole che scorrevano sotto i miei occhi non fossero inventate. Perché fa male crederci. Perché per noi occidentali certe situazioni non sono minimamente immaginabili, e mi vergogno un po’ a scrivere di qualcosa che so di non poter comprendere realmente.
Enaiatollah nasce in un piccolissimo paesino dell’ Afghanistan e, all’etá di dieci anni (forse), sua madre decidere di intraprendere con lui un viaggio. Lo accompagna in Pakistan, qui trascorrono la notte insieme e, dopo una serie di raccomandazioni, lei scompare, lasciandolo solo. Il ragazzino dovrá continuare il percorso che lo porterà alla salvezza: sará costretto a lavorare per mesi per poter raccogliere il denaro per vivere e spostarsi verso l’Europa. Affronterá la fame, il freddo, il gelo, la paura, la solitudine, la morte e il mare. Quel mare tanto temuto che attraverserà con alcuni compagni per giungere finalmente in un luogo sicuro. La sua storia avrá fortunatamente un punto di approdo, grazie ad una famiglia che lo accoglierá e amerá.
Enaiatollah esiste per davvero, oggi ha 24 anni (forse), ha un profilo facebook, frequenta l’universitá e sente spesso sua madre e i suoi fratelli. Sa di voler ritornare nella sua terra natia, ma sa anche che ora non potrebbe offrirle nulla di concreto. Il suo impegno è, un giorno, con una laurea e un piano, di poter aiutare tutti coloro che si trovano in una situazione simile alla sua, intrappolati in una società in cui bambini e ragazzini sono sfruttati e impiegati per compiere attività criminali, lasciati soli, senza speranza e senza destino.
Una storia che mi ha commosso, narrata con un tono surreale, a volte quasi fiabesco, dietro cui, peró, si cela una grande malinconia.
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