Dettagli Recensione
Rana la rana.
Finalmente il giorno del pareggio era arrivato, il giorno cioè in cui non sarebbe mai più stato in minoranza, in cui avrebbe potuto avere un sostegno morale in una casa fatta di troppe donne (quel maledetto 3-2 proprio non gli andava giù), in cui avrebbe avuto un compagno di avventure, scherzi e baruffe, il giorno in cui semplicemente il suo mitico fratello sarebbe arrivato da non si sa dove per ristabilire l’ordine naturale precostituito per legge, per rendere giustizia a quei poveri membri maschili in minoranza in una famiglia prevalentemente ed inaccettabilmente in mano al gentil sesso. E non sarebbe stato un fratello normale, ma un superfratello con poteri sovrannaturali e talenti inimmaginabili!
Questo era almeno ciò che il settenne Giacomo si aspettava a seguito delle chiacchierate con i genitori e quel pizzico di fantasia che mai manca nelle menti più ingegnose. Non stupisce quindi che, quando quel 7 dicembre, Giovanni, detto Gio, venne alla luce ed iniziò a far parte della vita dei Mazzariol (cognome che in Veneto significa “folletto”), le aspettative del maggiore furono quasi subito disilluse: a dimostrazione di ciò vi era un aspetto simil “cinese” con occhi a mandorla e naso schiacciato, una lentezza di apprendimento che non combaciava con quella che i genitori gli avevano prospettato, e dunque, come non chiedersi “ma quali super poteri ha questo qui”!?
Eppure quella di Giovanni e dei suoi cari non è una storia come tante. Perché Gio è affetto dalla sindrome di Down, una patologia che ha condizionato non solo la sua vita ma anche quella dei suoi cari. E’ una storia di crescita, in cui, tramite le parole di un ragazzo di appena diciannove anni, riusciamo a focalizzare limiti e qualità che ognuno di questi ragazzi ha. Perché tra una pagina e l’altra Jack ci insegna che non è l’avere un cromosoma in meno che ci fornisce quel quid pluris tale da poterci considerare migliori di chi invece ne ha uno in più. Ma “MIO FRATELLO RINCORRE I DINOSAURI” non è soltanto questo. Con detto elaborato l’autore ci descrive con un linguaggio semplice e lineare le abitudini, l’innocenza, la visione del mondo di chi non è colpito da invidia, competizione, e quant’altro. Perché Gio è una scoperta continua, è come un pacchetto di caramelle tutte diverse che devi assaggiare, una dopo l’altra sino a finirle, e soltanto allora, forse, sarai in grado di dire qual è la più buona. E’ un ragazzo che crea con ogni singola persona che gli gravita attorno personalissime storie e mondi diversi. Egli non è matematica, ovvero una formula in cui una volta trovato il procedimento, il risultato è sempre il medesimo, no, lui è “basket”, uno sport in cui una volta che hai fatto canestro non è detto che tu riesca nuovamente a compierne un altro semplicemente replicando i movimenti. Giovanni ha il suo mondo, ha le sue passioni, il suo carattere, i suoi pupazzi preferiti (vedi Rana la rana) e i suoi amati Dinosauri, giocattoli che sono capaci di creare un universo in cui il piccolo si perde, e vive, ed esplora.
Tante sono le parti di questo romanzo che sono capaci di suscitare riflessioni nel lettore. Una delle tante su cui mi sono soffermata è quella relativa a Giacomo e all’evolvere del suo rapporto con Joe. Se infatti durante la fase delle scuole elementari per il bambino avere un fratello Down in casa non è un problema, anzi, è una cosa normale che fa parte di una quotidianità e che anzi lo fornisce di un amico speciale che gli altri coetanei non hanno, durante le scuole medie subentra la paura, il timore di non essere accettato o di essere deriso per questo così atipico membro della casa. E a questa paura si contrappone il senso di colpa. L’adolescenza lo rende insofferente, titubante, insicuro e soltanto lo scontrarsi con il mondo esterno gli permetteranno di maturare e di capire che una persona affetta da sindrome di Down non è motivo di vergogna o scherno.
Semplice, genuino, riflessivo.
«Giacomo… [..] nella vita ci sono cose che si possono governare, altre che bisogna prendere come vengono. E’ talmente più grande di noi, la vita. E’ complessa, misteriosa.. [..] L’unica cosa che si può sempre scegliere è amare, amare senza condizioni»
«Questo perché la sua vita è come un’istantanea. Gio scatta una foto, ci entra dentro e la vive, la tocca, la sporca, magari la straccia, poi ne fa subito un’altra. Tutto si esaurisce nel presente. IN quel momento la cosa più importante era il nuovo regalo, punto»
«Ma niente, più cercavo di insegnargli, più imponevo la mia visione, più lui sbagliava. Era come insegnare a un diplodoco a ballare in punta di piedi. E l’unica cosa che pensavo era che io avevo ragione e lui no. Io sapevo fare le cose e lui no. Io miglioravo e imparavo e lui no. Io provavo a fargli fare i compiti, lui giocava con la matita, rideva e io mi innervosivo, e a quel punto di innervosiva pure lui e finiva tutto in un vaffanculo generale. Giovanni era una danza. Giovanni è una danza. Il problema è sentire la sua stessa musica.»