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L'Iliade secondo Baricco
Alessandro Baricco nel lontano 2004 ha realizzato il suo sogno: leggere in pubblico insieme a nomi noti del panorama italiano il Classico per eccellenza, l'Iliade di Omero. Ma come farlo senza impiegare giorni e giorni? Riscrivendo e reinterpretando un po' l'antico testo rendendolo più leggero, più spedito e adatto al pubblico di oggi.
Inutile parlare dell'Iliade e del suo valore storico e artistico, di quanto contenga in se tutti quegli elementi che oggi tanto ci emozionano e avviluppano nei film, nelle serie televisive, nei libri. Un classico nel vero senso della parola, ancora moderno nei contenuti ed attuale. Parliamo dunque dell'operazione di Alessandro Baricco.
Questo autore ha realizzato un qualcosa che personalmente trovo interessante e quasi geniale: rendere alla portata di tutti un testo che potrebbe scoraggiare nella sua forma originale in versi adattandolo in prosa. Non tutto comunque è farina del suo sacco. Baricco si appoggia, invero, sulla traduzione di Maria Grazia Ciani e "rimonta" il tutto a suo modo, ma con sensibilità e acume. Tenendo intatta la fabula e integrando la caduta di Ilio al finale, per completezza narrativa (l'Iliade non si conclude, come si potrebbe erroneamente pensare, con la caduta di Troia ed il celebre cavallo di legno originato dalla mente astuta di Odisseo), re-intreccia gli eventi facendoli rivivere e raccontare attraverso i monologhi dei protagonisti che quella decennale guerra l'hanno combattuta. Oltre a ciò, un po' come lo sceneggiatore David Benioff con il discusso film "Troy" del regista Wolfgang Petersen, elimina l'elemento divino e trasforma il tutto in un racconto dell'uomo sull'uomo.
Stilisticamente parlando, Baricco adotta un linguaggio moderno e al contempo epico andando a levigare le varie formule fisse ed epiteti del poema che potevano appesantire la lettura, donando maggior fluidità e riuscendo, secondo me, a rimuovere "tutti gli spigoli arcaici che allontanano dal cuore delle cose". Il suo lavoro di "taglio e cuci" lo porta a scrivere 163 pagine, apparentemente poche se comparate al materiale di partenza.
Per chi potrebbe riservare dei legittimi dubbi sull'operato di Baricco, posso garantire che gli aspetti principali (l'Ira, la morte, la conciliazione finale) restano intatti e anzi, forse si palesano agli occhi del lettore con maggior nitidezza e vigore, portando - chissà - a qualche inedita riflessione. Ad esempio, nel mio caso, ho notato come la Bellezza, per quanto importante nel mondo e nella cultura dei greci, diventi quasi un monito. Pensiamo a Paride, bellissimo nell'aspetto ma vile sul campo di battaglia tanto che la sua arma è l'arco, oggetto pusillanime per antonomasia. Pensiamo al maestoso Cavallo di Troia, cosi magnifico da far perdere il senno ai troiani, benché oggetto della caduta e della distruzione di Troia: infatti, esso conserva nel proprio ventre la morte terribile e il fuoco. La Bellezza diviene quasi simbolo della disfatta e nella mia mente si affaccia un famoso detto: “l'apparenza inganna”.
Quindi questa tragedia umana rivive con nuova forma e nuova forza; Baricco dona vitalità, poesia e modernità incredibile a un poema antichissimo emozionando e commuovendo perfino (bellissimo il finale con Odisseo) usufruendo della narrazione in prosa.
Mi complimento con Baricco, il quale può far riconciliare molti lettori con il Poema Classico per eccellenza che la scuola, purtroppo, ha imparato indirettamente a farci odiare in certi casi oltre a farlo riscoprire con questo suo “Omero, Iliade”.
Una lettura davvero interessante e appagante, consigliata a tutti.
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