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Il dovere di difendere i nostri legami
"Il senso dell'elefante" è uno dei libri più belli che io abbia letto negli ultimi tempi, e Marco Missiroli uno scrittore di grande talento e rara sensibilità.
Lasciate perdere il confronto col suo più maturo "Atti osceni in luogo privato": sono in realtà due romanzi troppo diversi per poter essere messi a paragone.
Il senso dell'elefante parte da più storie limite: il giovane prete che vive un rapporto conflittuale con la propria stessa fede, si innamora di una donna fino a farci un figlio, lascia il sacerdozio; il giovane medico appassionato che pratica l'eutanasia a domicilio; la sua adorata moglie che da sempre ha una relazione col suo migliore amico, e nasconde da due anni un pesante segreto, ovvero che la piccola Sara non è figlia di suo marito. Attorno a queste storie, che vengono a intrecciarsi fra loro, altri personaggi collaterali ma non per questo meno potenti: l'esilarante avvocato Poppi, il dolce Fernando con sua madre Paola, Andrea costretto in un letto, il piccolo Lorenzo, e poi due figure di donne come Celeste e Anita, diverse fra loro eppure entrambe dolci, forti, fragili allo stesso tempo.
Missiroli esplora, attraverso questi personaggi che si muovono molto spesso al .limite dell'etica e della morale (portandoci poi in fondo a chiederci cosa sia davvero etico e cosa no), tematiche fondamentali come il rapporto con la fede, l'amore, il tradimento, e soprattutto il rapporto genitori-figli. E in realtà riesce, pur senza porci un punto di vista univoco, ad andare anche oltre queste stesse tematiche, mostrandoci come la linea di confine, il filo conduttore, tra una storia e un'altra, tra un legame e un altro, sia in realtà molto labile, sottile. E così, il senso dell'elefante è qualcosa in più rispetto al semplice rapporto che lega i genitori ai propri figli: è il senso di devozione verso quelli che sono i propri legami più forti: siano essi figli naturali della cui esistenza si viene a conoscenza solo quarant'anni dopo; siano essi piccoli pazienti che chiedono solo un gesto d'affetto, uno stralcio di vita normale; oppure, ancora, la fedeltà verso un amore andato via troppo presto, la devozione verso un uomo che dorme con te ogni sera da anni. Il senso dell'elefante è il dovere di proteggere i propri legami più forti; un dovere, un richiamo imprescindibile, che trova la sua espressione più alta nel gesto finale di Pietro. Anche qui, ricordiamolo, siamo in una storia-limite, il finale è una iperbole, ma a volte la letteratura deve far questo, ovvero estremizzare un racconto per farcene comprendere fino in fondo l'essenza.
Il finale di questo romanzo è struggente, e suscita in noi molte domande: esiste davvero un limite (etico, morale appunto) da non valicare quando si tratta di difendere le persone che amiamo? A cosa siamo disposti a rinunciare pur di fare il loro bene? Siamo in grado di discernere davvero cosa è giusto da cosa non lo è?
Con questi interrogativi profondi, e con uno stile asciutto ma al tempo stesso intimo, avvolgente e senza mai sbavature, Missiroli ci regala un romanzo potente e tutt'altro che semplice, che difficilmente potrà lasciare indifferenti.
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splendida l'idea narrativa espressa e ottima la recensione