Dettagli Recensione
Tempo, inesorabile tempo..
Federica; giovane, bella, testarda, imperfetta, alla ricerca. Ma alla ricerca di cosa? Di se stessa? Della felicità? Del suo posto nel mondo? Perché alla fine, nemmeno lei sa di preciso cosa vuole. È in quella fase della vita in cui i giorni scorrono rapidi, con quelle poche ma inesorabili costanti, a cui si sommano quelle interminabili incostanti che sono proprie di ognuno di noi. E tra le sue poche inesorabili certezze vi è lui, Mattia. Mattia che con i suoi gesti, le sue attenzioni, i suoi silenzi, la ama. È capace di andare oltre le apparenze, di vederla per quella che è. Immancabile il suo buongiorno con quella tazza di caffè che è un monito ad affrontare non solo la giornata, ma anche quello che verrà: “sorridi”, le sussurra, “è il tempo della tua vita”. Un messaggio, il suo, che sarà percepito ed assorbito nella sua sostanza dalla protagonista, soltanto quando sarà troppo tardi... Perché il tempo scorre, e non torna indietro. Perché il tempo nella sua mera e semplice verità, non concede seconde possibilità… Come afferrare, dunque, quel qualcosa che abbiamo inseguito da sempre senza rendercene conto? Come fermare quel meccanismo irreversibile che si è avviato e che sembra avere una sola e semplice conclusione?
Con “Il tempo della tua vita” Giacomo Pini ci offre un romanzo nella sua apparenza semplice, nella sua sostanza ricco di spunti di riflessione, di contenuti che non sono affatto scontati. E lo fa proprio mediante la voce di questa giovane donna allo sbaraglio, una figura che nel suo non sapere cosa vuole, nel suo saperlo e nel suo fuggire, nella sua incapacità di buttarsi, sbaglia, sbaglia e sbaglia ancora. È un personaggio, la nostra Fede, che sa farsi amare tanto quanto odiare. È egoista, immatura, è un’attrice bloccata dalla paura che pur di non affrontare le emozioni mente, prima di tutto, a se stessa. Ma non si può scappare per sempre, prima o poi i sentimenti, propri e di chi ci circonda, vanno affrontati, ascoltati... E come può arrivare a comprendere tutto questo se non mediante la presenza di personaggi quali Paul, il proprietario della libreria Holden, di Mattia e di Marco stesso? Non può. È infatti proprio grazie a tutti loro che Federica impara a convivere con il suo essere, ad accettarsi, a non dimenticare il passato senza però vivere ed affossarsi in questo, è proprio grazie a loro che impara ad andare avanti e a migliorarsi.
Stilisticamente l’opera è caratterizzata da un linguaggio fluente, chiaro e concreto; i personaggi sono strutturati in modo tale da risultare veritieri per chi legge che, pagina dopo pagina, muta le proprie impressioni con l’evolversi delle vicende, cresce insieme a coloro che colorano le pagine di quest’opera. Semplicemente arriva. Arriva con la sua forza dirompente e lascia il segno. Da leggere.
Giacomo Pini, in conclusione mi rivolgo a te: quanto vuoi farci ancora aspettare?
«È una frazione di secondo che può valere tutta una vita. È un tuffo nel vuoto, è quella parte impercettibile del cosmo che ti entra nel sangue e ti fa volare via. Sono i sentimenti e le emozioni che comandano e non c’è dato saperne il perché. Si rischia. Ci si affida a un qualcosa che non sappiamo controllare. Solamente il risultato finale valuterà le nostre scelte. È come fare testa o croce con il destino» p. 134
«Ognuno di noi è diverso dall’altro. Per questo siamo tutti sfumature: insieme formiamo i colori. Quegli stessi colori scompaiono quando impieghiamo tutte le nostre energie per cercare di prendere quella cosa che ci annienta e che non si fa afferrare. In questi casi smarriamo noi stessi. Il desiderio costruisce e distrugge in ugual misure. Avevo impiegato molte energie per cercare di non essere quello che ero diventata, ma tutto era nuovamente cambiato» p. 168
«Il tempo non ci dà mai la possibilità di sapere cosa ci lascerà in serbo. Ci lasciamo guidare senza tener conto di quanto sia in grado di colpire forte e far male improvvisamente. E la cosa peggiore è che può agire senza prendersi la briga di avvertire. Quando ci accorgiamo di questo è sempre troppo tardi. [...] Commettiamo l’errore di non guardare mai le cose che abbiamo. Le consideriamo superflue, ovvie, parti integranti di noi, lasciando da parte l’idea che possa non essere in quel modo. Ogni cosa può svanire e dissolversi come una bolla di sapone. [...] Rimandavo la mia vita di secondo in secondo pur sapendo quali fossero state le priorità che avrei dovuto affrontare. Che stupida. Mattia mi stava insegnando che niente ci appartiene, quello che abbiamo andrà prima o poi restituito. Spetta solamente a noi utilizzare al meglio le nostre mille possibilità» p. 209