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Dove la storia finisce
 
Dove la storia finisce 2016-10-09 18:00:54 68
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
68 Opinione inserita da 68    09 Ottobre, 2016
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Passato irrisolto, presente turbolento e futuro in

Ogni inizio può essere considerato una fine ed ogni fine segna inevitabilmente un altro inizio.
Questa la sensazione che lascia il romanzo, una mescolanza tra passato e presente con un futuro da decifrare.
La narrazione parte da uno sgradito ritorno, quello di Matteo, padre inconcludente, inaffidabile, fedifrago, partito per l'America sedici anni prima senza un perché, inseguito da malaffari e creditori, lasciando d' improvviso la seconda moglie Federica ed i figli Giorgio e Martina.
Oggi, dimenticati debiti e creditori, con altri due matrimoni alle spalle, senza un soldo, ritorna in una Roma profondamente cambiata, moderna, caotica, sporca, incattivita, comunque bellissima, inviso ai propri cari, non alla ex moglie Federica, che odia i conflitti, sempre e comunque in attesa, disillusa dalla vita ma pronta ad riaccogliere gli affetti passati.
E poi i figli, Martina, venticinquenne, imprigionata in un infelice matrimonio borghese con un marito narcisista e bambino, alle prese con dubbi sentimentali, un passato amoroso irrisolto, e Giorgio, manager ruspante, nevrotico, ipocondriaco, ansiogeno, neo-padre da tempo allontanatosi affettivamente dal proprio.
Una famiglia complessa, gli Zevi, sempre lì ad espiare chissà quale colpa remota, con una storia di ebraismo che ormai ha i connotati della sembianza, disgregata molti anni prima dalla insipienza di Matteo, una serie di individualità cresciute con le stimmate dell' abbandono, della sofferenza, della ricerca di un senso, o della semplice accettazione del presente.
Il ritorno di Matteo scatenerà un vortice emozionale innescando intrighi relazionali fino ad ora sopiti, riaccendendo la memoria e situazioni rimosse, riaccogliendo rapporti e figure scomparse.
C'è una progressiva scoperta di caratteri e figure sia antitetiche che complementari ed il tentativo di descrivere una vita alto-borghese romana così vicina all' autore, in un presente che ha visto il fondersi di generazioni e famiglie con colori politici diversi, religioni diverse, chi preservando le proprie posizioni radicali in nome di un conservatorismo protratto ( i padri ), chi prediligendo la forma ed il mantenimento dell'unità famigliare ( le madri ), chi pensando ad agiatezza e carriera ( i figli maschi ), chi privilegiando l' amore, l' introspezione, un senso compiuto ( le figlie).
Vi è un agire frammentario, disgregato, la collegialità si è infranta, o non è mai esistita, rimangono i cocci di un passato che ha generato disgregazione o falsa integrità, in un presente allo sbando sentimentale, tra famiglie fintamente costruite, menzogne sociali, egoismo e cinismo dell' oggi.
L' unico fedele a se stesso, nel bene e nel male, è Matteo, ammaliatore, carismatico, disincantato, con un infantilismo protratto, Federica è una eroina romantica, che sogna una riunione famigliare, il resto è psicosi, caos sentimentale, insoddisfazione.
Martina è una figura struggente ( il vero cuore pulsante del romanzo ), ancorata ad una adolescenza che avrebbe potuto indirizzare altrove, se solo non fosse stata sopraffatta da dubbi e paure ancora irrisolti.
Piperno traccia una panoramica della contemporaneità, con un velo di malinconia ed accettazione di un presente contraddittorio e doloroso. L' oggettività di una storia crudele, di un indirizzo deviato, di un terribile evento, ridisegnerà la trama ed obblighera' ad un cambiamento forzato.
Il finale, tragico, spiazzante, improvviso, lascia una certa perplessità anche se pare metabolizzato dai protagonisti, arresisi all' evidenza, e qui sta quella tristezza ineluttabile, quasi che la vita svicoli da qualsiasi progettualità per essere indirizzata da un soffio di vento e stravolta da un destino inafferrabile, annientando sogni e speranze.
Al termine della lettura, mi dibatto in un mare di frammentarietà, tra personaggi piuttosto disgregati, in una scarsa empatia tra vicenda, luoghi, protagonisti, in un amalgama non propriamente riuscito. In particolare non ho avvertito quella profondità dei sentimenti, spesso solo accennati ( in Martina ), ne' un affresco esaustivo dell' oggi e neppure una rappresentazione dell' interiorità come lasciava presagire la trama.
Trattasi di un' opera che affronta temi complessi, tra storia e vita, religione e politica, famiglia e relazioni, senza una voce chiara e fluente, un indirizzo preciso, trascinandosi nell' incertezza dei protagonisti e del proprio sentire, forse volutamente, considerata l' incertezza dei tempi, ma a mio avviso complessivamente non propriamente riuscita.

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