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I tuoi tentacoli e le mie ali
C'è un prima, c'è un dopo, e poi c'è Medusa: sempre in agguato, sospesa nel tempo, come la strana creatura fugace di cui porta il nome.
Come medusa, ella è assieme impalpabile e forte, omaggiata di un nero veleno: quella bellezza fiera ed ombrosa, ancor più travolgente perché cresciutale addosso negli anni sporchi della sua inconfessabile vita. È giovane, Maddalena, giovanissima, e per la terza quarta ennesima volta incrocia il suo sguardo con quello di Norma.
Norma: altro nome altra corsa, involucro candido per una perfezione che non c'è mai stata, per una regola violata in segreto contro il resto del mondo. Anche la bionda padrona, donna d'oggi piovuta nell'ieri, anche lei ha il suo soprannome: è “Mouche”, petulante e minuscola mosca.
Così si ameranno le due donne, due pianeti e destini opposti e riuniti: Norma in preda alla smania ronzante, al delirio di avere e mai perdere l'altra; Medusa col suo fare sincero, rassegnata al fuoco urticante che la spinge a non esser più sola.
Melania Mazzucco fa di quest'opera un romanzo di continue antinomie, di confronti tra epoche, condizioni sociali, ambizioni e sentimenti. C'è la struggente poetica di Mouche, racconto d'amore nel racconto d'amore, contrapposta alla schiettezza tenera di quell'amante che neppure s'interroga sulla propria passione: come le suggerirebbero i versi gelosamente privati della sua compagna, “esisti, e il resto è ciò che accade”. L'importante è dunque solo quell'esistere, ma tutto il “resto”, l'universo che le circonda, è governato dall'uomo flemmatico e calcolatore sposato da Norma, e che fin troppo facilmente immaginiamo di opposta attitudine a quella del suo nome gentile: Felice. Politico impegnato, padre assente eppur padrone, è il ritratto perfetto dell'uomo-mostro odierno: all'apparenza signore, ma alla fine soltanto una belva.
E al gioco delle antinomie si mescola il gioco al massacro: certi stralci, di una vita e dell'altra, feriscono in profondità, con una crudezza e devianza quasi impossibili da sopportare. Il libro è ampio, forse eccessivamente, e dunque potremmo dirci che alcuni dettagli non hanno gran senso di essere: ma la loro stonatura, il loro perenne riecheggiare attorno alla vicenda centrale, credo siano invece utili e quasi necessari. Solo grazie alla loro presenza, e al rifiuto ch'essi suscitano nelle nostre coscienze, possiamo realmente commuoverci per quella bolla delicata e irreale in cui Mouche e Medusa sanno incontrarsi. È questa parte dell'opera, descrizione femminile della donna attraverso la donna, che collocandosi nel suo generale contesto mi fa ritenere “Il bacio della Medusa” toccante e bellissimo.
Come l'immagine di quell'abbraccio in cui i due corpi si fondono: talmente stretto e viscerale da far avvertire, ai fortunati coinvolti, il cuore dell'altro come il proprio cuore, traslatosi a destra.
“Ti guardi allo specchio, chiudi un occhio e hai l'impressione che sia l'altro ad ammiccarti, quello sbagliato, quello giusto, chissà.”
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