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Quando cadono le stelle
 
Quando cadono le stelle 2016-10-04 01:06:56 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    04 Ottobre, 2016
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Dove vanno a finire le anatre quando il lago gela

Gian Paolo Serino: chi meglio di lui, che affonda le sue radici nella critica letteraria, poteva progettare un’opera che ritrae volti e corpi a raffigurare il disagio e l’infelicità degli interpreti del sogno americano e dello star system?
In “Quando cadono le stelle”, otto icone proclamano la propria identità prima e poi s’incontrano tutte insieme nel finale, in un’installazione di Maurizio Cattelan, a sfidare per sortilegio artistico le leggi dello spazio e del tempo.

Non voglio svelare quali siano i personaggi che rivivono nelle parole e nel creazionismo di Serino, preferisco fornire qualche indizio di alcuni personaggi ai quali viene assegnata la rappresentazione del “male di vivere”. Sarà facile riconoscerli…

Sotto l’eleganza e la bellezza di un attore, si nasconde un bambino che non ha saputo reagire alla sofferenza familiare (“Io sono Archibald Leach… Avevo nove anni quando è morta mia madre. Papà aveva detto che era partita per curarsi e che poi il cancro l’aveva uccisa”) se non con la violenza e l’alcol.

Un aspirante scrittore s’innamora della figlia di un premio Nobel per la letteratura (“Secondo te dove vanno a finire le anatre quando il lago gela, d’inverno?”): quando “il giovane…” si arruola e parte per l’Europa, lei non risponde più alle lettere, lui scoprirà che l’amata, forse affetta dal complesso di Elettra, è divenuta la moglie di Charlie Chaplin.

Il signor K. è un burocrate (“Impiegato all’Istituto di assicurazioni anti infortuni sul lavoro”), parla con l’insetto Gregor, frequenta le ragazze di madame Nediakina (“che scimmiottavano il Burlesque”) e nel postribolo si lascia conquistare da Hansi, vittima della violenza del padre. Ci sono tutte le premesse per fondere vita e letteratura…

Un altro grande scrittore (“Chiamatemi Ernestina”) cerca di esprimere in tutti i modi vitalità e virilità, ma alla fine soccombe schiacciato sotto il peso del passato (il padre suicida) e divorato dalla nevrosi (“Per tutta la vita ho cercato di uccidere Ernestina”).

Giudizio finale: ritrattistico, interpretativo, sincretistico.

Bruno Elpis

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
... le opere di Tennessee Williams. O di Francis Scott Fitzgerald.
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