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Spietatamente se stesso
E’ davvero difficile scrivere un commento a questo famosissimo romanzo di Calvino perché è una lettura quanto mai funambolica, tutta giocata sul sottile confine tra avventura umoristica, ricca di divertimento e fantasia, e riflessioni profonde, in cui l’ironia veicola densi pensieri sulle dinamiche della società, la figura dell’intellettuale e, più in generale, l’uomo e le sue scelte.
E’ una scelta, infatti, un brevissimo istante, un apparente capriccio, che cambia per sempre la vita di Cosimo Piovasco di Rondò quando, quel 15 Giugno 1767, decide di rifiutarsi di mangiare un piatto di lumache. Decide di ribellarsi a un padre autoritario, ancorato al mito di un passato nobiliare ormai tramontato, a una madre “militaresca”, chiusa in un mondo tutto suo, ad aspettative e convenzioni sociali. Decide di rifugiarsi su un albero.
Ma “la ribellione non si misura a metri. Anche quando pare di poche spanne, un viaggio può restare senza ritorno”. E Cosimo porterà la propria decisione di essere spietatamente se stesso fino alle estreme conseguenze e dagli alberi non scenderà mai più.
Essere ribelli non significa infischiarsene delle regole e fare i propri comodi, ma seguire la propria strada di autenticità con inflessibile coerenza e seria disciplina. Essere se stessi non significa erigere un muro verso gli altri ma essere nel mondo, con intelligenza, rispetto e generosità.
Cosimo infatti non vivrà da eremita ma intesserà continuamente rapporti umani, raccontando storie, accadute e inventate, per comunicare ciò che il proprio punto di osservazione speciale della terra gli permette di vedere. Combatterà i pirati per sfamare i poveri di Ombrosa, si inventerà un modo per far collaborare la gente contro lupi e incendi, lotterà sempre contro l’ottusità intellettuale, studiando, leggendo e corrispondendo con i più grandi filosofi del tempo. E si innamorerà, insegnandoci che anche l’amore in fondo non può esistere se non si è se stessi con tutte le proprie forze.
Tutto questo lo farà continuando a saltellare di albero in albero, senza lasciarsi mai afferrare da chi lo vorrà portare a terra. E allo stesso modo in queste pagine Italo Calvino saltella tra l’ironia di figure al limite del grottesco, la fantasia di incredibili avventure, la poesia di una natura accogliente e la commozione di una madre, apparentemente rigida e anaffettiva, che ama a distanza quel figlio così eccentrico e sul letto di morte gioca con le bolle di sapone che lui le manda dal suo ramo.
Come Cosimo, anche questo libro non si lascia afferrare e si presta a letture, interpretazioni e riflessioni diverse e senza tempo. Imperdibile per tutti, a tutte le età.
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Commenti
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Del resto è proprio Cosimo a dirci che ognuno deve essere lasciato libero di seguire la propria strada...
Sono d'accordo con te, il barone è quello che mi è piaciuto maggiormente e che, a distanza di anni, mi è venuta voglia di incontrare di nuovo.
Ciao, Manu
Magari quindi c'è ancora speranza perché scatti una scintilla tra Cosimo e tua figlia... Tra qualche anno chissà :)
Grazie per il tuo commento!
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