Dettagli Recensione
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Figlio del deserto
Il sorriso degli dei riflette la ricerca condotta da Stanislao Nievo nel tentativo di trovare connessioni storiche tra personaggi ed eventi che hanno segnato la sua vita.
Un ricercatore-viaggiatore, l’alter ego dello scrittore, vive un’esperienza mistica nel deserto tra i rottami di una sciagura aerea e presenze varie: i compagni di viaggio, un anacoreta, i berberi, una iena, un leone, alcuni uccelli. Nell’atmosfera misteriosa e ispirata del deserto (“Sei diventato figlio del deserto, del vuoto, e ciò ti può accadere. Puoi tornare indietro anche tu, tanto indietro”) tre vicende – la sciagura aerea del 1989, il naufragio del 1861 del vascello sul quale era imbarcato l’antenato dello scrittore, Ippolito Nievo (“Da tempo segue le tracce d’un naufragio risorgimentale che ha coperto una tragedia e un colossale furto di stato”), e un agguato teso dal ghibellino Malacappella al capitano guelfo Balzanello dopo una notte di orge (“Saranno fratelli, figli di tre madri e tre padri, legati al nostro patto”) - sembrano riconnettersi tra di loro, unificate tanto dalla disperata ricerca autobiografica e cosmica, quanto da un nominalismo filosofico teso a rintracciare gemellanze e similitudini (“Ma i nomi legano le storie, scelgono le persone che si muovono come linee di un disegno speculare in attesa d’entrare nell’universo delle parole, dei nomi, l’unico che forma la realtà”).
Forse a causa degli sbalzi epocali, l’opera è a tratti ostica, per certi versi ermetica, per altri versi esoterica e simbolistica.
Bruno Elpis