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Il viaggio come metafora della guarigione
“A me piaceva collezionare. Prima di allora avevo cominciato a collezionare piume d’uccello, e poi biglie colorate, e poi sassi strani, e poi plettri, e poi monete, e poi anche cose immateriali, voglio dire che collezionavo le nuvole, in base alla forma, al colore, alla posizione; e poi collezionavo parole, e ricordi, e conchiglie, e corde di violino. Io lo sapevo che era strano, ma era più forte di me. E quando sentivo che ero prossimo alla follia mi fermavo e cambiavo oggetto da collezionare.”
Chi di noi non ha mai collezionato qualcosa da piccolo: Conchiglie trovate in riva al mare, oggetti trovati negli ovetti kinder, bambole, peluchè, insomma qualsiasi cosa suscitasse il nostro interesse. Ed è quello che fa il protagonista di questo romanzo, sostenuto dai genitori, i quali lo riempivano di oggetti strani provenienti da ogni parte del mondo. Tuttavia, questa non è una semplice storia di un ragazzo appassionato di collezionismo. Si parla di sindrome di Stendhal. Come tutte le sindromi, essa provoca turbamenti, disturbi psicologici, in questo preciso caso è stata la passione del ragazzo (ormai venticinquenne), a far scattare la sua insorgenza. E’ la sovraesposizione a così tanta bellezza artistica a provocare nel viaggiatore, svenimenti, accentuati dalla sua irrefrenabile voglia di collezionare luoghi. Inaspettatamente, il dottore dirà che l’unica cura da questa malattia sta nel viaggio stesso.
Da qui si sussegue la descrizione da una parte di fatti accaduti nella sua infanzia e dall’altra parte il suo approdo in luoghi fantastici di tutto il mondo e oltre, presentandoci miti, leggende e altre storie che conosciamo. Personalmente, sono rimasta entusiasta di ogni parola scritta in questo libro, non soltanto per la minuziosità dei dettagli ma soprattutto per la scelta accurata dei racconti da trattare. Si passa dai riferimenti ad Ulisse a Circe, a Saffo, a Pavese, a Penelope, tutto descritto con una grazia ed eleganza disarmante.
“C’è una poesia ineguagliabile, nelle comete. Bruciano nel momento estremo della loro bellezza, e in quel preciso istante, quel fuoco eterno, diviene ricordo.”
Tutti noi abbiamo collezionato ricordi. Molto spesso ne siamo ossessionati, ci domandiamo se abbiamo agito bene o male, ci basiamo su di essi per non compiere gli stessi errori in futuro o ci rifugiamo in essi perché non riusciamo ad andare avanti. Ricordi effimeri, come effimero è il passaggio di una cometa. Un momento sei lì ad ammirare il suo passaggio ed un istante dopo ne vedi solo la scia e cerchi in tutti i modi di rivivere quell’esperienza tramite il ricordo. I personaggi descritti in queste storie non sono altro che esseri umani o esseri fantastici che rappresentano sentimenti, stati d’animo provati da ognuno di noi. La gelosia di Circe nei confronti di Scilla, l’amore di Glauco, il lamento di Scilla, amore e invidia due sentimenti che vi sono dall’alba dei tempi. E’ sempre il cuore a mettere in moto il viaggio dell’individuo.
“Cosa vogliono le donne? Il pensiero che fece ammattire Freud. E’ meglio la gloria o la felicità? Il dilemma che uccise Achille. Le bellezza proviene dal cielo profondo, o forse dall’oblio? Ciò che mai si spiegò Baudelaire. L’errore degli uomini, pensava, è quello di rincorrere una serie di risposte. Dedicare la vita all’attesa, alla strenua attesa di quelle risposte.”
Un altro aspetto importante che viene attenzionato qui, sono le mille domande che si pone l’essere umano sin da quando inizia a sviluppare l’intelletto e la capacità di riflettere. Domande, domande, e ancora domande che non possono ricevere sempre una risposta ma nonostante ciò l’uomo non smette di cercare in ogni luogo una soluzione. E’ insito nell’essere umano, chiedere sempre: Perché gli uomini sono cattivi? Perché nasciamo? Perché esiste la guerra? Perché quella determinata persona prova astio nei miei confronti? Una serie di perché, che rimangono insoddisfatti, in quanto l’uomo non può dare spiegazioni di ciò che è più grande di lui o di ciò che non gli compete.