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Le strane combinazioni della vita
Anche Il filo dell’orizzonte così come Per Isabel inizia in modo “normale” con l’inchiesta di un giornale e in particolare di un giornalista,Spino, sulla morte di un uomo il cui nome già dà qualche indizio sulla vicenda: Carl Nobody. La prima parte del libro è fatta di normali indagini che ricordano la ricerca di Isabel nel romanzo Per Isabel. Ma poi il filo della normalità si perde e le situazioni, gli incontri si fanno sempre più enigmatici, così come la vita è piena di strane combinazioni.
“Solo Dio conosce tutte le combinazioni dell’esistenza, ma solo a noi spetta scegliere la nostra combinazione tra tutte quelle possibili”.
Il romanzo si fa andando avanti più strano. Ogni cosa diventa enigmatica e si carica di eco che vanno da Carl all’infanzia di Spino in un insieme a volte poco comprensibile ma di effetto. Le pagine sfumano di nostalgia, di echi, di mistero, di attesa così come se il lettore fosse intento a scrutare il filo dell’orizzonte e come se l’identità perduta di Carl fosse legata a quella di Spino stesso.
Gli appuntamenti si fanno oscuri, il passaggio da un capitolo all’altro delirante. I gabbiani spiano, le tombe con le loro lapidi sono messaggi, fino all’appuntamento finale a cui non si presenta nessuno. Del resto Carl non si chiamava Nobody?
Alla luce delle ultime pagine Carl diventa una specie di vittima espiatoria al non senso dell’esistenza.
La sua morte consente di stabilire un nesso e di disegnare una trama.
Il nesso è anche tra l’altro e il sé, tra presente e passato, tra l’adesso e l’infanzia perduta. Il nesso è il recupero dell’innocenza.
“E la notte ho fatto un sogno. Era un sogno che non tornava più da anni, da troppi anni. Era un sogno infantile, e lui era leggero e innocente, e sognando aveva la curiosa consapevolezza di avere ritrovato quel sogno e questo aumentava la sua innocenza come una liberazione”.
Il finale non so se sia però all’insegna di tale liberazione. Più del mistero direi, del buio che avanza. Il mistero della morte cui probabilmente Antonio Tabucchi pensava con attrazione e anche con poche certezze e il mistero che ogni uomo rappresenta per se stesso.
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Federica