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un bel romanzo, davvero un bel romanzo…
Cominciato al mattino e finito dopo poche ore: impossibile staccarsene, dopo i primi capitoli ti cattura come un giallo, perché come in un giallo, anche qui c’è un mistero, che si svela alla fine, il cui detentore è il Professore, 75enne psicoterapeuta di fama internazionale, che da due anni ha deciso di rinchiudersi in una clinica, dopo che una sua paziente, Anna, 13 anni, si era suicidata “anche” a causa sua.
A cercare di curare il Professore viene chiamato Giulio, il dottor d’Aprile, come ci tiene ad essere chiamato, un 40enne separato cin due figli, che è stato ex allievo del Professore.
Giulio ha una vita complicata: padre a solo 23 anni, una figlia, Roberta, arrivata appunto troppo presto, il matrimonio che va a rotoli; e non serve a nulla fare un altro figlio, Simone, dieci anni dopo la prima, che, anzi, diventa il colpo di grazia del matrimonio stesso …
Interessante il rapporto conflittuale con la figlia: Roberta ha capito di essere stata la causa della separazione dei genitori, lo vive come un senso di colpa, li definisce “quello stronzo di mio padre, e quella puttana di mia madre”. E un giorno che Giulio porta fuori a pranzo la figlia, si crea un’atmosfera tesissima perché lei non ha alcuna voglia di rispondere alle domande del padre ( che ha ricevuto dalla preside della figlia una lettera ritrovata nel cestino dal bidello, indirizzata al suo ragazzo, a cui confessa di essere incinta…), e Giulio, persa la calma e preso dall’ansia – soffre di attacchi d’ansia – dimostra di non riuscire ad essere un buono psicologo, che è il suo mestiere, proprio con lei...
Nel romanzo, a dare un po’ di piccante, anche due belle scene di sesso di Giulio con Chiara, descritte benissimo, senza mai trascendere nel volgare, ma mantenendo sempre l’eleganza della prosa, che è una delle qualità sia di questo che degli altri romanza di Francesco Carofiglio; Chiara che rivela a Giulio di non ricordare niente della sua infanzia eccetto le volte che suo padre la portava a vedere delle albe fantastiche…
Il finale, a sorpresa, con il mistero che finalmente si chiarisce, ha un effetto catartico sia sul Professore, che su Giulio stesso: la terapia ha successo perché Giulio è stato bravo, e finalmente ha giocato non da mediano ma da mezzala, fornendo al Professore un assist invidiabile, come lui confesserà alla fine.
Si, un bel romanzo, davvero un bel romanzo…