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La storia triste in chiave tragicomica
L’Italia nella seconda guerra mondiale con tutto il suo carico di morte, devastazione e disperazione, questa la scenografia di un libricino tanto breve quanto intenso. Storie di uno scemo di guerra è un mescolarsi di realtà e pura fantasia, il vernacolo romanesco ci porta in una realtà piacevole e accogliente nonostante lo strazio della tragedia di quei disgraziati primi anni quaranta. Il vivere semplice apprezzando le piccole cose che la povertà e la miseria della guerra porta con se. Celestini è bravissimo ad orchestrare e districarsi tra diverse sensazioni, la romanità che distingue tutti i personaggi è eccezionale e ben rappresentata, soffrono con un nostalgico sorriso sulla bocca, vivono le tragedie senza essere tragici in questo è racchiusa la bellezza di questo libretto. Eccezionali alcuni passaggi dove anche le mosche, insetti ripugnanti passano per avere una loro dignità, una loro funzione sociale. La deportazione nei campi di lavoro e di concentramento, la morte, la sopravvivenza, la liberazione e le fantasie quasi oniriche in storie inventante o forse scambiate per vere a causa della confusione, della disinformazione, della semplicità di popoli umili e semplici.
La narrazione di Celestini affascina per l’importanza che viene data ai dettagli, alle piccole cose, minuscole parti che compongono grandi storie.