Dettagli Recensione
Vangelo secondo Arturo.
Era da un po' che avevo questo libro nella mia lista dei desideri, sebbene erroneamente, in quanto la sinossi me lo faceva immaginare una sorta di avventure à la Robinson Crusoe mediterraneo, o forse un giovane Holden con costume e ciabatte.
L'occasione propizia si è presentata reperendo il volume usato su una bancarella. Sgualcito, pieno di appunti a matita e macchie, sembrava proprio un libro trovato in cabina a fine stagione.
A dispetto però delle ottime attese, la lettura si è fatta da subito greve, via via che i personaggi, pochi in realtà, venivano presentati.
Abbiamo una sorta di trinità: il padre, il figlio e lo spirito santo (ruolo occupato dall'isola di Procida); Nunziata (nome verginale, mistica adoratrice della Madonna e in cinta un po' per caso, ovviamente nel ruolo di Maria! e pure Maria Maddalena la peccatrice nel ruolo di Assunta)
L'isola è descritta egregiamente, sempre sullo sfondo,ma sempre presente: assolata, brulla, salmastra e ventosa. Ricci di mare, il porto, il sale, le colline desolate ed i procidani schivi e fieri.
Arturo, abbreviato in Artù come il famoso re, pur non essendo mai andato a scuola parla come fosse protagonista di un libro di Salgari e vive la sua avventura personale, studiando i grandi condottieri. Purtroppo il personaggio però risulta fin dalle prime note odioso e ignorante. Misogino fino al parossismo, chiuso nelle proprie certezze, materiale, egocentrico, ed anche un po' miope nelle sue fosche analisi, passa il suo tempo a vagare sull'isola, ad idolatrare il padre, ed ad odiare le donne. In quest'ordine. Purtroppo siamo resi partecipi solo dei suoi pensieri e le sue presunte avventure trapelano solo di quando in quando. Peccato.
Wilhelm Gerace è in fondo una macchietta, anch'esso comunque si fa odiare fin dalle prime righe. Ignorante, misogino, misantropo, violento, in tutto il libro pronuncia dieci battute, e tutte (moralmente) sbagliate. Mai una redenzione o un raggio di luce lo coglie per illuminarlo. Visto come un dio da Arturo e non si capisce perchè, Elsa gli riserva un finale a sorpresa, mi piace leggerci anche una sorta di contrappasso.
La prima metà del libro scorre però molto a rilento, sia perchè la storia in sè non prevede grandi sviluppi, sia perchè i personaggi sono veramente odiosi e si fatica a trovare una qualche empatia ergo voglia di scoprire le loro storie.
Arriva poi Nunziatella, alla quale viene riservato un trattamento più o meno tremendo per quasi tutto il libro. Il personaggio però è godibile e sincero, appassiona. Funge anche da chiave per scatenare poi l'evoluzione del romanzo, per una seconda parte più movimentata e convincente anche nel ritmo.
La trama dei personaggi possiamo dire si sviluppa al contrario ossia si allontanano sempre più fino all'epilogo, devo dire ben orchestrato e riuscito, ed infine il libro lascia un buon sapore.
Non ho condiviso però la volontà di dipingere personaggi tanto terribili e tristi, faticosi, detestabili, e perchè svilire tanto ogni donna appaia nel romanzo.
La Morante ha un'ottima prosa anche se devo dire sente un po' il peso degli anni, e, senza voler peccare, ho trovato debole nei dialoghi. Decisamente troppo aulici per il tenore villico e forastico dei personaggi ed anche infarciti di punti esclamativi, come si usava un tempo per dare enfasi. Non ho trovato quel lampo di genio che raccontano altre recensioni, l'aulico, il sublime - off topic: insomma, se eleviamo a tanto la Morante allora dovrei tatuarmi Anna Karenina o I fratelli Karamazov sulla schiena come tributo agli dei!
Un libro godibile, ben scritto, italiano. Non lo rimpiangerete, ma non lo annovero comunque tra i memorabili.
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Commenti
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ora ho appena comprato "let my people go surfing" di Chouinard e pare promettere bene!
:)
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Il "mi piace" comunque la recensione lo merita tutto.
Ciao!