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Pura poesia
Questo romanzo narra l’emozionante storia del pianista Novecento, mai sceso dalla nave “Virginian” dov’era nato. Viene trovato per caso da Danny Boodman, un marinaio di colore alla nascita che gli farà da padre fino all’età di otto anni, fino a che non morirà in una burrasca. Il bambino scompare misteriosamente nei giorni successivi alla morte di Danny e quando ricompare incomincia a suonare il pianoforte Così iniziò ad esibirsi tutte le sere sul piroscafo che portava gli emigranti in America; la gente saliva da qualsiasi parte del mondo per sentirlo suonare. Molto importante, la figura del narratore, il trombetista amico di Novecento e colui che ci racconta la storia.
Fu questa pagina ad avvicinarmi alla lettura di questo romanzo:
“A me m’ha sempre colpito questa faccenda dei quadri. Stanno su per anni, poi senza che accada nulla, ma nulla dico, fran, giù, cadono. Stanno lì attaccati al chiodo, nessuno gli fa niente, ma loro a un certo punto, fran, cadono giù, come sassi. Nel silenzio più assoluto, con tutto immobile intorno, non una mosca che vola, e loro, fran. Non c’è una ragione. Perché proprio in quell’istante? Non si sa. Fran. Cos’è che succede a un chiodo per farlo decidere che non ne può più? C’ha un’anima, anche lui, poveretto? Prende delle decisioni? Ne ha discusso a lungo col quadro, erano incerti sul da farsi, ne parlavano tutte le sere, da anni, poi hanno deciso una data, un’ora, un minuto, un istante, è quello, fran. O lo sapevano già dall’inizio, i due, era già tutto combinato, guarda io mollo tutto fra sette anni, per me va bene, okay allora intesi per il 13 maggio, okay, verso le sei, facciamo sei meno un quarto, d’accordo, allora buona notte, ‘notte. Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno un quarto: fran. Non si capisce. È una di quelle cose che è meglio che non ci pensi, se no ci esci matto. Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri il giornale e leggi è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio. Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento alzò lo sguardo dal piatto e mi disse: “A New York, fra tre giorni, io scenderò da questa nave”. Ci rimasi secco. Fran.”
.....rimasi di sasso, per quant'era stupenda questa pagina. Non so era applicabile alla vita umana, a quello che stavo provando in quel periodo.
Uno dei migliori libri di Baricco, è inspiegabile come con passione egli riesca a descrivere questo personaggio e le emozioni che la sua musica suscita in milioni di persone. Nel romanzo viene sottolineata anche l’immensità del mare, scenario comune ai tanti migranti che salgono e scendono dalla nave. Altra protagonista è la musica, dalla quale Novecento non riesce a svezzarsi, non riesce a pensare ad una vita all’infuori di quella che conosce. Pagina dopo pagina riesce a conquistarti e catturarti e inizi anche a provare strane emozioni di commozione nei confronti di Novecento.
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Devo dire che questo libro è l'unico fra quelli letti di Baricco che mi è piaciuto nell'insieme ("Oceano mare", l'ho apprezzato solo nella prima parte). Con "Seta" ho mollato il libro e , per ora temporaneamente, l'autore.