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L'osceno di cartone
Un romanzo di formazione lineare questo di Missiroli, imbevuto di citazionismo e debole nella costruzione del "conflitto narrativo" portante.
L'evoluzione del protagonista, l'italofrancese Libero Martell, avviene attraverso l'indagine sessuale e letteraria (la prima banale la seconda ostentata) ma risulta scevra di una sofferenza autentica che per contrasto legittimi la maturità finale.
Trauma, inadeguatezza, lutto, sono tutti elementi che escono dalla penna di Missiroli ma che non riescono a oltrepassare la "consistenza di cartone", risultando facilmente superabili dal protagonista, che, invece di soffrire, appare avvolto da un alone di predestinazione positiva.
La scrittura di Missiroli, fluida e chiara, ricorda quella di Kundera e Houellebecq depurata però dal peso storico-politico e dai liricismi del primo e dagli azzardi espliciti del secondo.
Quasi infastidisce che tutti i personaggi del libro possiedano una copia di Camus e di Faulkner sotto al letto o in cantina, e si rimane sorpresi -dopo un'occhiata al titolo- di non trovare nulla di davvero osceno. La sessualità presente nel romanzo (come componente umana fondante e strumento di scoperta) non oltrepassa una normalità che quasi annoia. Avevo sentito parlare e scrivere bene del giovane Missiroli, probabilmente i suoi libri migliori sono i precedenti o quelli che verranno.