Dettagli Recensione
Autoanestesia al dolore
Le non scelte nella vita sono a volte molto faticose da portare avanti e possono farci del male. Ce lo dice questo quarantenne protagonista di questo libro che ci racconta un po’ la storia della sua vita, in una famiglia allargata a cui ci affezioniamo molto velocemente di mano in mano che ce la presenta. Ci viene raccontato il suo carattere perché lui non vive le giornate, non le trascorre, le subisce, le sue emozioni sono calpestate in nome di una presunta pace interiore che però non arriva. Mentre le vite degli altri sfilano via veloci, la sua è ancorata da tempo immemore. E tutto il libro ci fa penetrare in questo dolore sordo, offrendoci anche scambi vivaci con personaggi secondari per me meravigliosi, Arianna e soprattutto Flor, le due sorellastre che quasi ad ogni capitolo offrono stimoli di reazione, proprio loro così frizzanti e vivaci. Sono loro che ci fanno capire che più muri alziamo, meno luce entra nella nostra vita, perché non c’è nulla di esterno che possa guarirci da noi stessi, ognuno deve vincere da solo i propri demoni, perché se si passa la vita a tentare di non sentire dolore o paura, va a finire che non si sente più niente. Noi trascorriamo la vita a rincorrere una mancanza ed a stento ci accorgiamo di tutto il resto, di tutte le presenze, che sono ai nostri piedi. Le ferite servono a testare la nostra capacità di guarire e se vogliamo vederle rimarginarsi in fretta, dobbiamo distogliere lo sguardo e continuare a vivere. Il libro scorre veloce, come un diario, ha uno stile intimo ed affronta, pur con la semplicità quotidiana, temi profondi, non ultimo il rapporto con gli altri, con la propria famiglia qualunque essa sia e soprattutto quello con se stessi.