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SCOVAZZE
Scovazze, una ridente località di campagna al confine fra Veneto e Friuli è il luogo in cui le vicende prendono campo, è la cittadina in cui fa il suo arrivo Salvatore Maria Tempesta. Subito vezzeggiato col termine di “terrone” dagli abitanti del luogo, Tempesta è un uomo non molto alto, robusto, dal carnato scuro e i lineamenti forti. Nessuno sa quali sono le ragioni che lo hanno spinto nel nord Italia, di fatto questo è costretto a fermarvisi a causa di un incidente che ha colpito la sua ritmo; sinistro che gli permetterà altresì di conoscere una realtà nuova, diversa da quella che potrebbe apparire.
Tanti i personaggi con cui il protagonista viene in contatto, tra questi non manca lo stesso autore che, seduto al banco del “Punto Gilda” scrive, annota, prende spunto per quella che è la sua storia, per quella che è questa storia. Totò si accorge della sua predilezione e nella finzione lo incita a portare avanti la sua passione. Altro elemento fondamentale della narrazione è il paroliere. Questo finisce per caso, prima nelle mani di Carnera, di poi in quelle degli avventori dello stesso bar, luogo in cui si tramuterà in una droga capace di staccare dalla “Sopravvisuta” e dalla “Magnaschei”, le due slot machine ivi presenti, anche il più assiduo ed instancabile giocatore. Ciascun individuo finirà con l’evolversi e con il raccontare di sé. Ciascuno cerca infatti il suo posto nel mondo. E come l’Avvocato, tra tutti colui che maggiormente lega con il forestiero, vivrà la sua mezz’ora di gloria con la donna al volante dalla chioma fiammante, come Malattia si riscoprirà perfetto allievo del “Maestro d’amore” meridionale, così Carnera, l’instancabile gigante buono, scoprirà l’amore con Silvana Rasutti, anche detta “la pazza” poiché forte sostenitrice dell’esistenza di marziani ed altre entità aliene in quel del cosmo. Il tutto, si snoda sulle note del Mondiale del 1994, sui “gooool” di Roberto Baggio, e su quel che è ed era la nostra Repubblica negli anni ’90.
Un romanzo semplice, senza pretese che è capace nella sua genuinità di far sorridere il lettore ma anche di farlo riflettere su molteplici tematiche, fra queste, senza dubbio, quella del pregiudizio. Piacevolissimo è osservare il mutamento delle singole personalità di fronte a questo straniero così temuto e così incompreso, o ancora meditare sul concetto di amicizia e di attesa del sentimento di amore, spirale in cui ogni uomo prima o poi incappa nella propria vita.
Stilisticamente il testo non è particolarmente erudito, si differenzia dalla massa perché diretto ed intriso di espressioni dialettali che se da un lato lo caratterizzano, dall’altro ne possono rendere più farraginosa la lettura. Nel complesso, un buon elaborato con cui trascorrere ore liete, con cui rilassarsi e da non sottovalutare.
« La brezza fresca sale dal fiume, il gusto del pesce gli punge la lingua e un rivolo di soddisfazione gli fluisce nell’anima: per come sente di aver comunque già trovato qualcosa, tutto sommato, in quel posto dimenticato da Dio che si chiama Scovazze. Storie e paesaggi, sapori e odori, persino degli amici, forse, sebbene sia complicato da percepire, piuttosto difficile da interpretare. Bronse cuerte le definirebbero qui: braci sotto la cenere. Come le parole nascoste dentro questa gente silenziosa. » p. 117
« Lo guarda dall’alto e anche lei capisce che il gigante sta parlando. Sta parlando senza parlare.» p.160
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