Dettagli Recensione
La Signora A.
Scrivo sull'onda dell'emozione...e sì, sono una stupida, lo so...ma sto piangendo.
Il finale di questo piccolo romanzo mi ha fatto capitolare...ed anche un po' ricredere sull'impressione generale che ho avuto del libro.
Per una buona metà l'ho trovato un po' piatto, forse anche un po' noioso...triste, ma di una tristezza distaccata, non coinvolgente.
Poi recupera terreno e sfocia in pagine decisamente toccanti.
È il racconto di una duplice malattia, una "fisica" ai danni di un'anziana governante e una "emozionale" ai danni della coppia per cui tale donna lavorava.
Sì, perché senza il collante di questa donna saggia, tradizionalista e d'altri tempi, marito e moglie si accorgono di non riuscire più a fondersi l'un l'altro, senza il suo sguardo che veglia su di loro, si sentono perduti.
Viene a galla che l'umore "nero" di lui (nero come la malattia),così carico di malinconia e "l'argento di lei", pieno di vitalità, luce, riflessi, non riescano più ad amalgamarsi, si ritrovano al limite del baratro...e non si rendono conto che la forza, il coraggio e la tenacia della loro balia adesso è anche parte di loro stessi.
L' evolversi della malattia della Signora A. è stato per me come un mattone pesante posato sul petto, mi sono sentita opprimere...forse perché non ero preparata ad affrontare un tema di questo tipo.
Mi sono rivista moltissimo nel rapporto dei genitori nei confronti del loro bambino...ed è proprio lui, alla fine, che ha fatto cadere tutte le mie resistenze.
La scrittura di Giordano, rispetto a "La solitudine dei numeri primi" (che ho amato molto) e "Il corpo umano" (un' occasione mancata), qui è più matura, più intima, più ricercata.
Non è un libro di cui mi sento di consigliare la lettura...su di me ha avuto un effetto inaspettatamente emozionante, ma, a voler essere obiettivi, non è un romanzo che lasci il segno.
Indicazioni utili
- sì
- no