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Romeo, perché sei tu Romeo?
Sono già trascorse diverse settimane dagli avvenimenti che ci hanno permesso di conoscere Vani Sarca, ghostwriter dai connotati dark ma dall’indiscusso talento. La quotidianità ha ripreso il suo corso, la trentaquattrenne ha continuato a scrivere i suoi libri e Riccardo sembra essere stato definitivamente sistemato, ha pagato per i suoi errori; la vendetta è stata compiuta, o almeno così parrebbe... Vani viene incaricata di porre in essere un nuovo elaborato questa volta avente ad oggetto ricette culinarie, ambito in cui ella non è minimamente ferrata. Grazie al suo intuito viene inoltre coinvolta in delle prime indagini della polizia e contemporaneamente si ritrova a dover indagare insieme al commissario Romeo Berganza su un caso di omicidio che avrebbe quale protagonista Irma Envrin, cuoca storica della famiglia di stilisti torinesi Giay Marin al centro, nei cinque anni precedenti, di uno scandalo mediatico avente ad oggetto l’uccisione da parte del fratello Aldo, di Adriano discendente, con evidenti problemi di droga nonché fedigrafo, diretto del casato.
E’ in questo contesto che assistiamo, da un lato, all’avvicinamento della nostra eroina con il funzionario di polizia, esperto al contrario della jeune femme, di manicaretti e di insospettabili prelibatezze, e dall’altro, al tentativo – spero vano, come resistere a tal fascinoso Romeo? – dell’ex fidanzato di riconquistare la preda perduta.
Il romanzo scorre rapido tra le mani del lettore, il quale, senza difficoltà si lascia rapire dalle parole e dalle vicende proposte dall’autrice. Se già i protagonisti risultavano essere ben delineati nel primo episodio della saga, in questo secondo capitolo, sono percepiti in modo ancora più chiaro ed accattivante, essendo riuscita, Alice Basso, a, facendo leva sulle rispettive caratteristiche forti di ciascuno, farli maturare, sviluppare.
L’enigma dell’omicidio è altresì interessante e ben connubiato con gli altri elementi salienti del testo tanto che la curiosità di chi legge è ben stimolata. Se dunque, in conclusione, “L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome” costituiva una buona base di partenza per una serie di tutto rispetto, con “Scrivere è un mestiere pericoloso” preparatevi a trovarvi di fronte ad un elaborato esplosivo, ricco di gag esilaranti, diretto e magnetico, uno scritto tattico perché capace di buttare l’amo su tematiche differenti che vi invoglieranno inevitabilmente a leggere il seguito delle avventure di Cassandra.
«Il principio di Locard [..] diche che quando vi è un contatto fra due persone avviene sempre una contaminazione reciproca. In criminologia, ciò si traduce nel fatto che, se viene compiuto un atto di violenza da un soggetto A su un soggetto B, il soggetto B ne porterà sicuramente i segni – le ecchimosi, le menomazioni, le ferite; ma allo stesso tempo anche B lascerà un segno, per quanto piccolo, su A: le nocche di A saranno abrase per il pugno che ha sferrato a B, le fibre del vestito o i capelli di B saranno sugli abiti di A, oppure, divincolandosi, B avrà scalciato e procurato ad A delle contusioni. Due facce in ogni cosa, come direbbe Ivano. Non esiste aggressore che non si ritrovi addosso, seppur in minima parte, le tracce dell’aggredito. Non esiste vittima che non marchi il carnefice. Non esiste intenzione che non lasci un segno anche su chi sembra non riportarne alcuno.» p. 336
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