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Loro gli evangelisti, lui il Padreterno?
Quattro come gli Evangelisti al cospetto di un Padreterno del quale non vogliono rivelare l’identità, un soldato, un poeta, un barone e uno studente aspettano l’alba della loro morte. Cospiratori condannati alla ghigliottina condividono l’ultima notte con frate Cirillo, noto rivoluzionario. Chi sono in realtà questi uomini, qual è la loro identità svelata in parte dal loro ultimo racconto in quella terribile notte? È vero ciò che raccontano? Intanto il Governatore attende quel nome, in cambio, chi lo svelerà , avrà salva la vita. Loro decidono invece di non cedere alla tentazione e accolgono l’invito del pesto frate Cirillo a trascorrere le ultime ore raccontando il loro momento di massima felicità.
Quando in vita furono veramente felici?
Si apre così una narrazione dentro la narrazione, un Decameron notturno che allontana l’attenzione del lettore dall’evento atteso. Ogni racconto ci immerge in un mondo a parte , in atmosfere ancora più irreali, atemporali,rispetto a quelle, bellissime, già assaporate nella cornice. Ognuno dei quattro episodi è seguito da riflessioni e commenti. Tutto diventa fumoso, evanescente ma compiuto come una narrazione perfetta. Un colpo di scena finale riassume l’intento del sagace Bufalino e ne rappresenta al massimo grado l’ingegno, l’estro, l’acume. Come in ogni sua opera i rimandi extratestuali arricchiscono una prosa ricercata dal linguaggio forbito ma gradevole: una vera sfida all’ingegno e un piacere quasi musicale.
Sempre consigliato.
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