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Giovanni 20, 17
Andrea Camilleri in questo racconto (romanzo sarebbe dir troppo) mi ha davvero stupito.
Tutto è basato sul dialogo, sul discorso diretto. Se si escludono le lettere, anch'esse dirette, non esiste una narrazione di base. Eppure alla fine del racconto non sembra mancare nulla, la bravura dell'autore e la magia della lettura riempiono i vuoti in maniera naturale poiché è il lettore stesso il collante. Quanti autori, oltre Camilleri, avrebbero osato tanto? Questo lo considero il punto di forza per un racconto la cui trama non è proprio accattivante.
La figura di Laura, con le sue debolezze e le sue crisi, è ben decritta. Su diversi altri siti ho letto recensioni di donne che la rappresentavano con un carattere "sensibile" e "particolare". Diciamo che man mano che leggevo le lettere dei suoi amanti, mi venivano in mente ben altre (e censurabili) parole, in questa sede mi limiterò a dire che è una donna molto complicata.
Il commissario Maurizi, personificazione meno irruente di Montalbano, ha trovato subito la mia simpatia per la discrezione e l'eleganza con cui conduce l'indagine fatta sostanzialmente attraverso il puro accostamento di conversazioni e lettere, portando l'indagine più verso la persona, che su un delitto vero e proprio. Il finale è un po' scontato o meglio si delinea man mano senza colpi di scena. Forse in questo caso non è un grande difetto per chi, come me, crede che l'importante non è la destinazione ma il viaggio.