Dettagli Recensione
Teniamoci strette le nostre indecenze!
Ne ho sentite 1000 su questo romanzo: bello, bellissimo, brutto, bruttissimo, furbetto, piacione...
Ora, io sul concetto di libro "furbo" ho bisogno di delucidazioni: cosa significa esattamente? È furbo perché nell'incipit è presente una parola sconcia? O forse perché Missiroli cita per tutto il tempo un'infinità di altri libri, films, canzoni...facendo sfoggio di una certa cultura letteraria/cinefila/musicale?
O forse perché tratta della formazione sessuale/sentimentale di un adolescente?
E quindi? Dov'è la furbizia?
Io non ne vedo, anzi...in un momento in cui di libri che parlano di sesso e di libri(scusate il gioco di parole) ce ne sono a valanghe e, spesso, di infima qualità, proporne un altro è più che rischioso.
Ma il nocciolo della questione è che...secondo me...questo libro non parla di sesso, ma parla di un percorso di crescita e formazione, di perdite e ricostruzioni, usando l'esperienza sessuale e letteraria come termometro di una febbre di vita.
Detto questo, furbo o no, a me questo romanzo è piaciuto...ed anche tanto.
Mi è piaciuta la scrittura, come ha saputo toccare tematiche importanti in maniera lieve, senza (s)cadere nel patetico, nel facile sentimentalismo...che è sempre dietro l'angolo quando si parla di morte, di malattia, di disabilità, di eutanasia...
Libero Marsell si è conquistato un piccolo pezzetto di cuore...con la sua "paura di scegliere tra la vita e l'oscenità, senza sapere che sono la stessa cosa. L'osceno è il tumulto privato che ognuno ha...si chiama esistere...e a volte diventa sentimento".
Tenetevi strette le vostre meravigliose indecenze!
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E l'osceno che diventa sentimento, è un colpo da maestro: il rapporto fortissimo e casto con Marie ne è la conferma