Dettagli Recensione
Sole...che toglie il fiato.
Come è difficile parlare di questo libro...non so da dove iniziare.
Potrei racchiudere tutto in pochissime parole, come "lieve, raffinato, struggente e dolcissimo", oppure potrei iniziare ad elaborare quello che le parole di Stassi mi hanno lasciato, rischiando di non fermarmi più.
Non so cosa sia meglio...lasciarvi scoprire da soli dove potrà portarvi la scrittura poetica, elegante, ma anche malinconica e dolorosa dello scrittore o coinvolgervi nelle mie sensazioni?
A voi la scelta...potete fermarvi qui, o proseguire con me alla ricerca delle parole giuste.
Il romanzo inizia con una pagina di diario (di Matteo) che già da sola vale tutto il libro...e ci introduce colei attorno a cui ruota tutto il romanzo: Sole (Soledad)...cantante dalla voce che toglie il fiato (e che non sarà mai registrata), capace di far innamorare tutti coloro che incroceranno il suo cammino, ma anche ragazza impegnata politicamente, "compagna", sorella, figlia, amica, amante...
"Chi ti aveva sentito cantare diceva che davi a tutti la stessa sensazione: di mettere un piede nel vuoto. Una nota eri terra, e quella dopo spaesamento".
E sarà per lei, per la sua voce e la sua aura ipnotica, che Matteo, vent'anni, musicista dall'orecchio assoluto e suonatore di contrabasso, rinuncerà a morire.
La amerà di un amore silente, forse anche ricambiato, ma mai vissuto...
Non c'è stato mai niente fra loro, nessun letto sfatto, nessuna promessa, nessun addio, solo tanta tanta musica, un'intesa che andava oltre ogni tipo di fisicità...e una doccia, una volta, in un albergo svizzero.
Sole non voleva possedere nessun mistero, nessun segreto, era disinibita, non temeva la nudità del corpo, chiedeva solo di essere liberata da tutta la tristezza che risuonava (inconfondibile e irriproducibile) nella sua voce.
Nel suo modo di cantare non trovavi nostalgia, ma "mancanza", era in grado di mostrare con la voce tutto ciò che non c'era più.
Conosceremo questa donna forte e fragile attraverso le parole di Matteo, ma anche attraverso un narratore onniscente e attraverso la voce stessa di Sole, che si racconta e ci racconta della sua famiglia, emigrata a Roma dalla Sicilia: una madre dolcissima, un padre debole, un fratello ribelle e controverso, uno zio racchiuso in un mutismo rotto solo dal rumore del suo martello, che usava per riparare le scarpe (dei morti).
Pagine toccanti e traboccanti d'amore quelle in cui Sole assiste prima la madre, e poi il padre, durante la loro malattia...ma l'apice dell'emozione io l'ho provata nel racconto del concerto per i ciechi, nell'hangar che riproduceva il buio totale della cecità, mettendo a nudo tutte quelle sensazioni, quelle piccole percezioni che la luce, paradossalmente, copre.
Io non so dire esattamente di cosa parla questo romanzo, non c'è una vera storia...è un libro fatto di emozioni, di sensazioni, di respiri interrotti appunto, quelli di Sole mentre canta, di Matteo mentre la guarda, i miei mentre leggevo questo libro...ma anche della possibilità di riconoscersi nelle mancanze che la vita, inevitabilmente, ci fa provare.
Stassi scrive senza gridare, sussurrandoci le parole nelle orecchie...
"Sole, il mondo ha un ritmo in battere e noi in levare, e io non lo so perché il sei non è nove. Controllai l'orologio. Doveva essersi fermato nella notte perché segnava un'ora impossibile. Era finalmente troppo tardi per tutto."