Dettagli Recensione
La vita o il nulla?
Accade per caso, eppure lei lo sa, lo sente dentro di sé, è consapevole della sua esistenza. Una lettera, un monologo in cui l’autrice si rivolge al bambino che certamente non nascerà. La Fallaci scrive in un’epoca di cambiamento, a cavallo tra due realtà e due diverse prospettive, dove il mutamento si scontra con la consuetudine, dove la tematica della vita e della morte sono oggetto di diatribe tra universi tra loro completamente diversi, la tradizione contro l’innovazione.
Oriana narra di una giovane donna in carriera, una donna che mai avrebbe pensato di trovarsi in stato interessante, mai avrebbe prospettato di essere chiamata ad adempiere ai doveri di madre. I dubbi, le ansie, gli scrupoli morali, le emozioni, le paure che la attanagliano al solo pensiero di quel che significa mettere al mondo una nuova vita, o al contrario, nello scegliere di interromperla, sono esposte dalla stessa direttamente al futuro nascituro, lui o lei che sia, quel bambino che adesso le cresce dentro, diventando un tutt’uno con la sua anima. Quella della eroina è una infanzia segnata dalla guerra e dalle ingiustizie, tanto che spontaneo le viene da chiedersi: -“Perché condannare un infante a vivere in un mondo crudele quale quello a cui oggi giorno apparteniamo, una realtà, cioè, in cui le armi si sostituiscono alle parole, la mentalità retrograda alla possibilità di miglioramento, l’egoismo all’altruismo, il disprezzo alla cortesia?”- Eppure, continua ancora la giornalista/Fallaci, non è comunque sempre preferibile nascere ed essere piuttosto che consacrarsi al nulla? Ed ancora, nonostante questi dubbi, ella non prende mai seriamente in considerazione l’idea di abortire e quando arriva il momento in cui il piccolo non ce la fa ha inizio un giudizio morale strutturato sotto la forma del processo e che porta il lettore ad analizzare pro e contro delle circostanze, della scelta che la gestante si trova a dover prendere in un momento essenziale della vita.
Il tutto è avvalorato da uno stile unico, graffiante, accattivante, capace di catturare chi legge dall’inizio alla fine.
«Non temo il dolore. Esso nasce con noi, cresce con noi, ad esso ci si abitua come al fatto di avere due braccia e due gambe. Io, in fondo, non temo neanche di morire: perché se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente. Io temo il niente, il non esserci, il dover dire di non esserci stato, sia pure per caso, sia pure per sbaglio, sia pure per l’altrui distrazione»
«Coraggio, bambino. Pensi che il seme di un albero non abbia bisogno di coraggio quando buca la terra e germoglia? Basta un colpo di vento a staccarlo, la zampina di un topo a schiacciarlo. Eppure lui germoglia, tiene dure e cresce gettando altri semi. E diventa un bosco. Se un giorno griderai “Perché mi hai messo al mondo, perché?” io ti risponderò:”Ho fatto ciò che fanno e hanno fatto gli alberi, per milioni e milioni di anni prima di me, e credevo di fare bene”»
Indicazioni utili
Commenti
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |
Ordina
|
In questo casos sono stata colta da curiosità, volevo colmare una mia lacuna, essendo questo uno dei suoi scritti più gettonati ma certamente non quello che, io almeno, ho apprezzato di più :-)
Ti dirò che a me non è capitato quanto dici, e posso farti un esempio immediato: il libro "La rabbia e l'orgoglio" mi è sembrato molto intelligente nella prima parte (quella dell'analisi, della "rabbia", per così dire) mentre mi è risultato indigeribile nella seconda (quella della reazione, o dell' "orgoglio")... fermo restando che lo stile della Fallaci mi sembra sempre molto efficace.
In altre parole, mi sono sentito in assoluto disaccordo con la seconda parte di quel libro, che mi è parsa a tratti davvero poco illuminata.
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |