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Sei proprio una barca nel bosco
“Sentimi bene, Padre nostro che sei nei cieli, facciamo così: tu mi aiuti a pescarmi un po’ di amici, neanche poi tanti, forse me ne basterebbe anche uno solo, forse. Uno straccio di amico tanto per fare due chiacchiere, cosa ti costa? Facciamo così: se mi fai questo piacere, io ti giuro che da grande in cambio ti costruisco un altare. E sia santificato il tuo nome e liberami dal male. E anche dall’odore di polpette, che non ne posso più. Amen”.
Questa preghiera che viene recitata da Gaspare, il nostro protagonista, ci racconta molto di lui. Nato in un’isoletta del sud, è estremamente dotato a scuola e i genitori decidono di dividersi e dargli l’opportunità di studiare in un ambiente più adatto, un liceo del Nord. Il padre deve rimane sull’isoletta a lavorare per mantenere gli studi e la madre segue il figlio, destinazione Torino, a casa della zia Elsa.
Da qui nascono le difficoltà di incontrare un ambiente nuovo da cui farsi conoscere e soprattutto farsi accettare. Come “Una barca nel bosco” si ritrova il nostro protagonista, dove la scuola e gli insegnanti non stimolano particolarmente la sua voglia di conoscenza, in particolare l’insegnante di latino, e i nuovi compagni sono così diversi dagli isolani.
In branchi, così si dividono i ragazzi, omologati in categorie e sempre al passo con i tempi, tempi che il povero Gaspare non riesce proprio a tenere. Imbarazzato dai suoi 10 in latino, la sua più grande passione diventa un deterrente per fare nuove amicizie. Anche lui tenterà di entrare in quel vortice e pur di essere accettato metterà se stesso e i suoi interessi in discussione.
“Mi porta in cortile in un angolo deserto e, senza che nessuno ci veda, m’insegna a cammellare. Si tratta di camminare curvi, lo sguardo a terra, spostando spalle e testa ritmicamente in avanti e all’indietro, e molleggiando anche con falcate decise. Una vera impresa”.
Eccezionale è il ruolo della zia Elsa “Non so, mi turba questa mia zia Elsa che sembra un parallelepipedo inerte e poi invece se ne va per il mondo ed è anche l’unica che risolve i problemi…è un po’ come avere un agente segreto in casa”.
La Mastrocola è un'insegnante e sinceramente non da un bel ritratto della sua categoria. Quello che stupisce è la conoscenza che ha del mondo dei ragazzi, di cui credo sia davvero un’attenta osservatrice. Difficile non ritrovarsi nei pensieri e nelle insicurezze di Gaspare. Ricordo benissimo le categorie, anche durante i miei studi c’erano, ora saranno cambiati i nomi ma la sostanza è sempre la stessa!
L’autrice usa uno stile giovanile, ironico e ilare anche se in realtà a volte mi sono trovare a ridere di cose di cui invece c’era da piangere, ma il viverlo con allegria non ha tolto niente all’importanza del messaggio che l’autrice ha voluto mandare.
L’unica pecca l’ho riscontrata a metà romanzo quando l’autrice ha deliberatamente saltato qualche dettaglio (veramente importante) per poi scriverlo solo alla fine. Ad alcuni passaggi che consideravo meno interessanti, avrei sicuramente dato la giusta attenzione se ne fossi stata informata prima.
Una lettura che consiglio, un’autrice che sto scoprendo piano piano. Una curiosità, l’ultima parte del romanzo credo sia stata l’idea che ha poi generato la favola da me letta: “L’anno che non caddero le foglie”.
Buona lettura!!!
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