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Quel labile confine tra vittima e carnefice...
La Rattaro, che già conosco e stimo molto (per "Un uso qualunque di te" e "Non volare via"), qui mi ha colpito e affondato con una storia a piu voci...una più vibrante dell'altra.
Abbiamo una "vittima", un "carnefice", la "madre della vittima" e la "madre del carnefice"...ma in realtà sono molte più di quattro...e il confine tra gli uni e gli altri non è poi così netto.
Le varie tragedie sono già state consumate e a noi non rimane altro che ascoltare queste voci spezzate, rotte dal dolore, che si raccontano, si confessano in tutto il loro strazio, le loro debolezze, la rabbia, l'inadeguatezza e i sensi di colpa.
Le figure delle madri sono le vere protagoniste ed anche quelle che mi hanno messo piu a dura prova, perché ci sono dolori e tormenti troppo pesanti da portare, da ambo le parti.
"Dietro un cuore colpevole ce n'è sempre almeno un altro che di quella colpa si trascina dietro la vergogna".
Perché un figlio non si perde solo quando muore...
Perché le lacrime di una madre sono sempre le stesse, identiche, indipendentemente dalla sedia su cui ci si trova sedute...
Ma è vero anche che, talvolta, le madri possono essere dei mostri...bellissimi, ma pur sempre mostri.
Un libro forte, potente...in cui la scrittrice ci spiazza, confonde un po' le acque, gioca sul labile confine che separa vittime e carnefici...per poi chiarirci le idee, alla fine, regalandoci un punto di vista insolito, che non siamo abituati a considerare.
Questa lettura è stata, per me, la riconferma di una voce (letteraria) che sa parlarmi con grande intensità, sottolineando con mano sicura tutte le debolezze e le imperfezioni che ci contraddistinguono, nonostante la nostra continua ricerca di approvazione, senza però privarci mai di quello spiraglio di luce che ci spinge a continuare, ad andare avanti.