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I bambini che non possono essere bambini
"-Le cose sono di chi le trova per primo- aveva detto il Teschio.
Se era così, il bambino in fondo al buco era mio."
Sicilia, 1978. Anzi, Acqua Traverse, soldi, 1978. Sì, perchè è questo il motore del romanzo di Michele Avetrano, di questo ragazzino che prima di metà romanzo si dimostra capace di un coraggio di cui ben poco adulti saprebbero parlare, un coraggio di cui, invece, Ammaniti ci porta a essere fieri testimoni. Alla fine, diventiamo genitori, fratelli sia di Michele che del piccolo Filippo, così fragile e annientato dall'avidità degli adulti. Sì, perchè in questo romanzo i cattivi sono gli adulti. Anzi, i genitori.
Non dirò di più per non creare spoiler, ma chi non l'ha ancora letto non si aspetti colpi di scena assurdi o un padrino con i denti d'oro che compare al secondo capitolo. Ammaniti va oltre, porta il lettore a sentire ogni scena come naturale seguito della precedente, creando però un romanzo da togliere il fiato, dall'inizio alla fine.
Lo stile è meraviglioso, i piccoli "errori" grammaticali (ovviamente voluti) fanno sembrare davvero che a scrivere sia un ragazzino siciliano la cui lingua è una fusione tra italiano e siciliano, come tutti i bambini cresciuti in paese.
Penso sia uno dei romanzi che ho letto in meno tempo. Non puoi smettere di leggerlo, DEVI sapere cosa succede poi, se Michele vincerà finalmente la gara con la Scassona, perchè proprio Filippo, perchè la famiglia di Michele è costretta a questa oscenità.
Da leggere.
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