Dettagli Recensione
Too easy.
Ivan Sciarrino viene ingaggiato – e non a prezzi modici – da facoltosi personaggi allo scopo di…
Far innamorare le donne.
Che siano le mogli di rivali in affari (per rovinarli) o le proprie (per liberarsene) non ha importanza.
Lui prima di accettare il caso ascolta le storie di queste donne, ne guarda le fotografie e poi, in genere, decide per il sì. Fa innamorare le donne di sé, rovina/salva i loro mariti e intasca la sua parcella. Ma Ivan non è un gigolò, perché il modo in cui riesce a far innamorare queste donne è… innamorarsi a sua volta di loro. Le osserva, le comprende, trova in loro una qualche “luce” che lo fa palpitare e le ama. E le donne di fronte ad un uomo che tanto “scientemente” le comprende e si dona a loro, non possono fare a meno di ricambiarlo.
Quindi, alla fine di ogni “lavoro”, il nostro si trova più ricco, ma sempre più solo e triste.
La trama sembra curiosa e la scrittura scorre via abbastanza fluida, ma la storia non mi ha convinto.
Troviamo Ivan in un letto d’ospedale, gravemente ferito da un’esplosione che scopriamo essere stata un attentato alla sua vita. Successivamente tentano di avvelenarlo; intanto ripercorriamo con due carabinieri, che son poco più di due macchiette, l’ultimo “lavoro” del nostro, riguardante la bellissima Soraya e il suo losco marito.
Altre due donne ruotano intorno a Ivan, la sorella Immacolata e l’amica libraia lesbica Nadia.
La prima scrive struggenti e-mail al fratello; ha il solo scopo di colmare alcune lacune della sua biografia e intrigarci con le vicende del protagonista. Non sempre con successo.
La seconda parla come uno scaricatore di porto, ma si capisce subito che sotto sotto ha un cuore d’oro ed è l’unico affetto saldo nel mondo del tormentato (?) Ivan.
La storia procede con piccoli flash-back e i siparietti dei militari.
Il punto dolente, secondo me, sono i personaggi che non riescono ad essere caratterizzati in modo tale da diventare non dico reali, ma quanto meno credibili. Al di là di Nadia e Immacolata, che probabilmente hanno una mera funzione narrativa, anche Ivan e Soraya appaiono molto “piatti”.
Lui è una specie di Sherlock Holmes della chimica amorosa che da come una ciocca di capelli sfiora un tatuaggio deduce vita, morte e miracoli della donna che sta osservando (in fotografia), lei è bellissima e tormentata perché… perché sì, sembra.
Per Ivan qualche volta si riesce a provare un po’ di simpatia (“In terza superiore Ivan cominciò ad andare così male a scuola che lo elessero rappresentante di istituto.”) specie nella parte in cui viene rievocato l’amico Mariano. Ma anche lui… pur accettando il gioco dell’autore, le buone idee non vengono sviluppate: ci sono situazioni in cui Ivan non accetta un caso? (sembra di sì), quali sono? Perché? Che pensa questo personaggio? Che fa a parte non rispondere alle mail della sorella, farsi prendere a male parole da Nadia, soffrire di bulimia e conquistare il cuore della bellissima&tormentatissima Soraya (che – a ben guardare – non sembra poi questa inespugnabile torre d’avorio)? Come passa da un caso all’altro, da un amore all’altro?
Accenni, mezze parole, qualche perché sì. Peccato perché un’idea di fondo che poteva essere carina, viene risolta con un debole elogio alla complessità delle donne (che sono tutte complesse & bellissime, ognuna a suo modo) e una timida sferzata agli uomini che non sanno comprenderle, amarle valorizzarle.
Too easy.
Ufff.
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