Dettagli Recensione
Non ho più paura
E’ stata strana questa lettura. Quasi bipolare. Premetto che non amo molto il genere della poesia e che non conosco, se non in modo superficiale, il mondo della letteratura greca, per cui non ho sicuramente afferrato tanti riferimenti culturali all’interno di questo piccolo testo. E questa è la parte che in questo libro ho odiato. Però queste pagine mi hanno commosso. E questa è la parte che in questo libro ho amato. Perché si parla del rapporto padre-figlio in una famiglia in cui il figlio è ammalato di una sindrome rarissima e che non lascia speranza. E di fronte a questo figlio che va incontro ad una vita sicuramente più corta di quella che può essere una vita normale, gli sforzi che fa questo padre per accelerare e per regalargli il mondo lasciano senza parole. Gli regala il suo mondo. Certo. Quello che conosce. Quello che può. Quello che sa fare. Quello che ha. Quello che ha amato. Così come ogni genitore dà il suo meglio al proprio figlio. Nella sua semplicità di genitore e nella sua immensità di genitore. Questo ragazzo, da adolescente, è così poco simile ad un ragazzo da assomigliare a un’anima. E ti innamori di questa anima; ti innamori dell’anima di suo padre, che tutto vorrebbe per lui. Che gli dà il mondo. Anche se sa che il suo mondo è niente, rispetto a quello che la vita poteva offrirgli e non gli ha voluto dare. Il suo mondo è l’amore per il mondo della letteratura greca ed in particolare per la tragedia. Perché non importa quanto si vive, ma con quanta luce dentro, senza rimpiangere e senza piangere. Questo è un padre unico, indifeso, immenso. Il figlio, grazie al padre, non ha più paura di morire. Il padre, grazie al figlio, non ha più paura di vivere. Se in tutto questo c’è qualche verso lirico di troppo, o qualche riferimento un po’ troppo da professore, non importa, sono io che non conosco abbastanza cose per poterne aver colto l’interezza. Quello che importa è che è un libro che ti smuove il cuore.